Anno 1999: Una Nazionale d'Oro, Varese tricolore della stella
Nantes 1983, Parigi 1999: la Francia sembra la terra promessa per l'Italia del basket. A distanza di anni e dopo svariate vittorie, infatti, il destino si ripete ancora. La Nazionale azzurra, sotto la guida di Boscia Tanjevic torna sul tetto d'Europa nella maniera più fragorosa possibile. Merito di quel tecnico che, dopo aver vinto tanto in patria con il Bosna Sarajevo e scoperto talenti del calibro di Bodiroga, Delibasic e Nando Gentile, ha toccato l'apice in Italia: le promozioni con Caserta e Trieste, lo scudetto e la Coppa Italia nel 1996 con la Stefanel Milano fino, appunto, all'oro europeo alla guida della Nazionale. Coach dell'anno per Superbasket, le fortune del montenegrino non si sono esaurite a Parigi (lasciati gli azzurri, ha vinto altri quattro titoli in giro per l'Europa oltre a conquistare l'argento mondiale con la Turchia), ma quello della capitale transalpina rimane il ricordo più bello per il nostro paese.
Ma l'avventura non inizia nel migliore dei modi. Myers e compagni, infatti, balbettano già dalle qualificazioni e per tutto il pre-Europeo; la sconfitta all'esordio ad Antibes contro la Croazia di Kukoc e Giricek, poi, rischia di complicare il cammino dell'Italia, costretta a vincere le successive due partite per avere una seconda fase più agevole. I due punti contro la Turchia valgono il secondo posto e, in un certo senso, ipotecano i quarti di finale. Nel secondo girone, dopo aver spazzato via Repubblica Ceca e Germania, arriva un'altra sconfitta, contro la Lituania, che porta l'Italia nella parte di tabellone di Russia e Jugoslavia. Insomma, ancora loro. È qui però che viene fuori il carattere di un gruppo fortissimo che, dopo aver cancellato gli ex sovietici (guadagnandosi così il pass olimpico per Sydney), è pronto a prendersi la rivincita contro i balcanici. Il 2 luglio del 1999 va in scena una partita storica, quella che tutti aspettavano in finale, quella che fa riesplodere la passione in tutta una nazione.
Contro Bodiroga, Divac e Danilovic, gli azzurri realizzano la partita perfetta per almeno 30', toccando più volte il vantaggio in doppia cifra. La Jugoslavia però non ne vuole sapere di mollare e riesce a mettere la testa avanti prima di soccombere sotto i colpi di un immenso Fucka e di Meneghin. Il 71-62 vale così la finale, ancora una volta contro la Spagna. Gli iberici, trascinati da Alberto Herreros, non valgono certo gli slavi ma non vanno assolutamente sottovalutati. L'Italia parte a razzo grazie ai canestri di Myers e Fucka e con un Basile stratosferico che, dalla panchina, entra e cancella dalla partita Herreros. Gli azzurri volano fino al 49-29 dando la sensazione di essere completamente in controllo; eppure, la Spagna, con le unghie e con i denti, riesce a rientrare sino al -9 a 3 minuti e mezzo dal termine. Ancora una volta, però, ci pensa Carlton Myers a chiudere i conti, regalando il secondo titolo europeo a un'Italia bellissima.
Alla fine della manifestazione Fucka viene eletto MVP anche se, in quella squadra, tutti avrebbero meritato un riconoscimento: lo stesso Myers, o Andrea Meneghin che, 16 anni dopo, riesce a replicare quanto fatto da papà Dino (commovente l'abbraccio tra i due negli ultimi secondi della finale), senza dimenticare Marconato, Galanda, De Pol, Chiacig, Abbio, Bonora e un giovane Basile. Una generazione d'oro che regala il punto più alto della sua guida a Gianni Petrucci nel suo primo mandato alla guida della Federazione: anche per lui, nonostante i tanti incarichi e il ritorno alla guida della Fip, è stato il successo più prezioso giunto al termine di un settennio vissuto tra alti e bassi.
In quella Nazionale, però, c'è un grande assente. Gianmarco Pozzecco, giocatore dell'anno per Superbasket, non ha fatto parte della spedizione parigina più per incompatibilità con Tanjevic che per demeriti: troppa esuberanza e troppo gioco fuori dagli schemi in un sistema così meticoloso come quello imbastito da Boscia. Eppure, la “Mosca Atomica” vive un autentico anno di grazia. Il playmaker triestino, infatti, da guida di un gruppo di giocatori eccezionali quanto spregiudicati dentro e fuori dal campo, tra cui figuravano proprio Andrea Meneghin, Galanda, De Pol e Vescovi, trascina Varese prima alla finale di Coppa Italia, poi al secondo posto in regular season, preparandosi così nel miglior modo a dei playoff storici.
Dopo aver eliminato Rimini, infatti, i prealpini se la devono vedere contro la Virtus Bologna, più o meno la stessa squadra che proprio Pozzecco ha definito, l'anno prima, “la formazione più forte di sempre”. La battaglia dura fino a gara-4 con il fattore campo che salta per ben tre volte; l'ultima è quella decisiva con i Roosters che conquistano l'accesso all'atto finale contro la Benetton Treviso. Pozzecco è letteralmente in stato di grazia e, dopo aver trascinato i suoi sul 2-0, vuole chiudere i conti immediatamente. Pur di rientrare nella serie, Treviso le prova tutte: Marcelo Nicola, scendendo con il gomito largo a rimbalzo, rompe il naso alla stella avversaria. Ma nemmeno quello riesce fermare il Pozz, che rientra e, con una tripla da quasi otto metri, dà la spallata decisiva alla Benetton. Finisce così, con l'invasione di campo a Masnago di un pubblico che, ventuno anni dopo, può tornare a gioire. A Varese è stato come un Giubileo e il re incondizionato era proprio quel folle playmaker che ha fatto innamorare i tifosi a tal punto da venire attorniato da oltre 200 persone quando i carabinieri lo avevano fermato per ritirargli la patente per guida in stato di ebbrezza.
Ma il 1999 non viene ricordato solo per questo. A Bologna, infatti, per tutti è “l'anno dei sei derby”, considerando anche quello in Supercoppa di inizio stagione vinto dalla Fortitudo: il computo totale recita 4-2 per la Effe, anche se il più importante se lo aggiudica la Virtus. Dopo essersi incontrate nella seconda fase, infatti, le due bolognesi si ritrovano di fronte anche in semifinale di Eurolega nella stracittadina che venne poi ricordata per le lacrime di Danilovic per la sua Patria. Proprio lo “Zar”, insieme a Nesterovic e Sconochini, porta la Bologna bianconera all'ultimo atto, poi perso contro lo Zalgiris di Edney, Bowie e Stombergas. A regalare gioie all'Italia, però, ci pensa Treviso che, con il 64- 60 contro il Valencia, si aggiudica la sua seconda Saporta della storia: in panchina c'era Zelimir Obradovic, in campo, oltre a Pittis, Marconato, Bonora e Rebraca (con un Massimo Bulleri giovanissimo aggregato alla prima squadra), c'era anche il compianto Henry Williams.
- Personaggio dell'anno
Gianni Petrucci
- Allenatore dell'anno
Bogdan Tanjevic
- Atleta dell'anno
Gianmarco Pozzecco
- Nazionale Italiana maschile
Europei, medaglia d'oro
- Scudetto maschile
Roosters Varese
- Coppa Italia maschile
Kinder Bologna
- Supercoppa maschile
Roosters Varese
- Coppa Campioni maschile
Zalgiris Kaunas
- Coppa Saporta
Benetton Treviso
- Coppa Korac
FC Barcellona
- Promosse in Serie A1 maschile
Snai Montecatini, Lineltex Trieste,
Viola Reggio Calabria,
Scavolini Pesaro (titolo di Gorizia)
- Promosse in Serie A2 maschile
Pallacanestro Vicenza e Seme
d'Arancia Barcellona Pozzo di Gotto
- Nazionale Italiana femminile
Europei, 11° posto
- Scudetto femminile
Pool Comense Como
- Coppa Italia femminile
Famila Schio
- Supercoppa femminile
Pool Comense Como
- Coppa Campioni femminile
SCP Ruzomberok
- Coppa Ronchetti
Las Palmas
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Superbasket # 42 (dicembre 2018-gennaio 2019) | Pagina 58-59