Anno 2000: Il rimpianto di Sydney e il graffio dell'Aquila
L'onda lunga del trionfo di Parigi si fa sentire anche in un 2000 abbastanza avaro di successi. È l'anno delle Olimpiadi di Sydney, un'edizione alla quale l'ItalBasket può tranquillamente dire la sua. Intanto, però, qualcosa di storico per questo sport si verifica ancor prima di iniziare a giocare: per la prima volta, infatti, il portabandiera dell'Italia è un cestista, nel caso specifico quel Carlton Myers che a Parigi ha sollevato il trofeo più ambito. Insomma, quasi un'investitura per un risultato importante.
L'alba dei ventisettesimi Giochi Olimpici, ai quali partecipa anche l'arbitro Tiziano Zancanella, è delle migliori. Gli azzurri, inseriti nel girone A, iniziano battendo la Lituania, un successo fondamentale visto che la seconda partita prevedeva l'incrocio con i “maestri” degli Stati Uniti. Nonostante Myers e compagni tengano botta per almeno venti minuti, alla fine la supremazia a stelle e strisce si manifesta con un netto 93-61 finale per Kevin Garnett e compagni. Le successive vittorie contro Nuova Zelanda e Francia, però, permettono di mettere in cascina un preziosissimo secondo posto che, almeno sulla carta, fa sperare in un piazzamento con vista medaglie. Con la qualificazione in tasca, l'Italia di Tanjevic si prende un giorno di “riposo”, lasciando gli ultimi due punti del girone alla Cina di Yao Ming e proiettandosi con la testa già ai quarti di finale.
Incontrare la Nazionale padrona di casa alle Olimpiadi non è mai facile, anche se l'Australia sembra ampiamente alla portata. Il 28 settembre, però, l'alba è tutt'altro che dolce: in un match costantemente in equilibrio, a prendersi la scena è Andrew Gaze, fuoriclasse australiano con un passato anche a Udine. I suoi 27 punti, frutto di un ottimo 7/10 dal campo, abbattono la resistenza azzurra, regalando una storica semifinale ai Canguri. Per l'Italia di Myers e Fucka (i migliori con 14 e 17 punti a referto) è una cocente delusione. Alla fine, Boscia Tanjevic riesce a centrare il massimo risultato possibile, conquistando il quinto posto ai danni, ancora una volta, di una Jugoslavia fortissima quanto deludente. Il rammarico è doppio però: alle spalle degli Stati Uniti (mai così in difficoltà dall'avvento del “Dream Team”) si piazzano Francia e Lituania, due formazioni che gli azzurri hanno sconfitto nel girone di qualificazione.
L'ultimo anno con la regola dei due tempi da venti minuti, però, vede andare in scena una storica prima volta: a conquistare lo Scudetto, infatti, è la Fortitudo Bologna che guidata, nemmeno a dirlo, da Charlie Recalcati, passato in estate sotto le due Torri, batte 3-1 la Benetton Treviso. Una squadra fortissima, guidata da Myers e Basile insieme a fuoriclasse del calibro di Karnisovas, Galanda, Jaric e Gregor Fucka. Proprio l'airone di Kranj, giocatore dell'anno per Superbasket, si aggiudica il prestigioso Euroscar Award della Gazzetta dello Sport come premio di due annate splendide. Quello con la Effe è soltanto il secondo titolo in carriera (il primo nel 1996 con la Stefanel Milano) ma non sarà l'ultimo visto che, dal 2002 al 2006, Fucka conquista due titoli di Spagna con il Barcellona (in coppia proprio con Basile) e, nel 2003, riesce a tornare sul tetto d'Europa ma stavolta in Eurolega. Una carriera che si conclude solo nel 2011 con il tentativo (fallito) di riportare Pistoia in Serie A.
Per la Effe, però, sugli altri fronti arrivano solo delusioni: in Coppa Italia, infatti, nella prima edizione con il nuovo format della Final Eight, Bologna viene estromessa ai quarti da Siena, poi caduta contro la vincitrice Benetton Treviso; in Eurolega, invece, la corsa dell'Aquila si esaurisce contro il Maccabi di Nate Huffman, formazione sconfitta in finale dal Panathinaikos di Nando Gentile. Ma non va tanto meglio nemmeno ai cugini della Virtus che, persa la Coppa Italia ed eliminati in semifinale scudetto, cadono anche nell'ultimo atto della Coppa Saporta contro l'Aek Atene di Dusan Ivkovic.
Le sorprese, comunque, non mancano. Intanto la Serie A accoglie il ritorno di una storica partecipante come la Snaidero Udine: Edi, figlio del grande Rino che fece grande l'APU negli anni 70' e '80 con il picco delle due partecipazioni ai quarti di Coppa Korac, riporta nella geografia del basket che conta la squadra friulana, trascinata da un grande Teoman Alibegovic e da un Charles Smith alla prima, grande, recita nel nostro Paese.
Ma non finisce qui. In campo femminile, infatti, si interrompe il monopolio della Comense con l'Isab Priolo a riscrivere il proprio nome nell'albo d'oro della Serie A in rosa. L'artefice principale risponde allo stesso nome di chi ha portato la cittadina siciliana sul tetto d'Europa, quel Santino Coppa che ha fatto di Priolo il suo regno con lo scudetto nell'89 e la Coppa dei Campioni l'anno successivo. Una squadra forte e coesa, con talenti del calibro di Tari Phillips e Silvia Gottardi e con una Susanna Bonfiglio strepitosa. La futura moglie proprio di coach Coppa prende per mano le siciliane, scrivendo un'altra pagina di storia della Sicilia e di tutta la pallacanestro italiana.
- Personaggio dell'anno
Edi Snaidero
- Allenatore dell'anno
Santino Coppa
- Atleta dell'anno
Gregor Fucka
- Nazionale Italiana maschile
Olimpiadi, 5° posto
- Scudetto maschile
Paf Bologna
- Coppa Italia maschile
Benetton Treviso
- Supercoppa maschile
ADR Roma
- Coppa Campioni maschile
Panathinaikos Atene
- Coppa Saporta
Aek Atene
- Coppa Korac
CSP Limoges
- Promosse in Serie A1 maschile
Cordivari Roseto, De Vizia Avellino
e Snaidero Udine
- Promosse in Serie A2 maschile
Franciacatene Castelmaggiore
e Ovito Scafati
- Nazionale Italiana femminile
Non ha partecipato a manifestazioni
- Scudetto femminile
Isab Energy Priolo
- Coppa Italia femminile
Pool Comense Como
- Supercoppa femminile
Pool Comense Como
- Coppa Campioni femminile
MBK Ruzomberok
- Coppa Ronchetti
Cerve Parma
© Riproduzione Riservata
Superbasket # 42 (dicembre 2018-gennaio 2019) | Pagina 60-61