Sono stato Direttore ma il miglior Superbasket l’ho vissuto da lettore

Sono stato Direttore ma il miglior Superbasket l’ho vissuto da lettore

Raccontava la NBA come una favola e si aspettava il martedì per sapere come stava andando la finale. E poi gli articoli di Peterson: sembrava di sentirlo parlare, non scrivere  

Ricordo la prima volta che comprai Superbasket. Era il 1980 e Livorno stava per debuttare nel campionato di A2. Significava che dalle tre o quattro pagine verso la fine del giornale dedicate alla Serie B era stata “promossa” alle pagine a colori dedicate alla Serie A. La A2 non era davvero Serie A ma aveva pari dignità: due americani per squadra (stranieri, ma i non americani erano pochi) e qualche buon italiano.

Al centro del giornale c’era il basket americano. Il paginone centrale era dedicato ad una delle grandi star della NBA. Non ho mai chiesto ad Aldo Giordani, che sceglieva quel personaggio e quella foto personalmente, se ad ispirarlo era stato il leggendario paginone centrale di Playboy con il quale Hugh Hefner costruì un impero nell’intrattenimento per adulti comprando per pochi dollari la prima foto seminuda di Marilyn Monroe.

Imparare i nomi di tutte le squadre della NBA, 21 all’epoca, l’ultima addizione furono i Dallas Mavericks, diventò brevemente il mio primo obiettivo. C’erano gli articoli di Dan Peterson. In quelle settimane – lo ricordo come fosse ieri – piangeva il ritiro di alcuni grandi campioni degli anni ’70. Earl Monroe. Dave Cowens. Allora non sapevo chi fossero. In seguito avrei sviluppato una sorta di maniacale affezione per conoscere i campioni che non avevo avuto la fortuna di apprezzare da contemporaneo, neppure attraverso Superbasket. Peterson era considerato una specie di depositario della verità e il suo stile era inconfondibile. Il più grande “attacco” che ricordi era dedicato a Calvin Murphy. “Calvin Murphy è il mio idolo. Immaginare questo”. E io immaginavo non tanto Murphy ma Peterson che parlava esattamente come scriveva (Calvin Murphy era il suo idolo perché era alto 1.70 ma durissimo, faceva a botte con chiunque e non sbagliava un tiro libero).

Immaginare questo: cinque anni dopo avrei scritto il mio primo articolo per Superbasket. Era il gennaio 1985 e andavo ovviamente a scuola. Otto anni dopo sarei entrato nella redazione di Superbasket in Via Napo Torriani, zona Stazione Centrale. E nel 2009 ne sarei diventato addirittura direttore. Ho assistito a tante epoche di questa rivista ma il periodo da lettore, soprattutto nei primi mesi, da ingenuo e incompetente, mi rovesciano addosso i ricordi più emozionanti.

Ricordo Kevin McHale in jeans e maglietta fotografato al Palalido. Doveva essere l’americano del Billy. Ma Giordani scrisse che non sarebbe stato così, che stava giocando al rialzo e che la terza scelta assoluta del draft se ne sarebbe tornato a Boston. Aveva ragione. McHale sarebbe diventato uno dei Big Three dei Celtics degli anni ’80.

La settimana dopo Superbasket svelò però il nome dell’americano con il quale il Billy aveva ovviato alla “perdita” di McHale. Era John Gianelli. Domanda trabocchetto: l’Olimpia sarebbe stata più forte se McHale fosse rimasto a Milano, McHale che era un rookie, rispetto alla squadra con l’hippy Gianelli? Non lo so, Peterson potrebbe rispondere.

Le pagine NBA erano incredibili perché ti proiettavano in un mondo bellissimo ma sconosciuto a noi. Lo descrivevano come in una favola. La prima volta in cui vidi una partita NBA in televisione, Boston Celtics contro Los Angeles Lakers, rimasi sorpreso ad ogni tiro sbagliato. Pensavo che Jamaal Wilkes e Cedric Maxwell non sbagliassero mai! D’altra parte a quei tempi si parlava di “percentuali da NBA”. Oggi fa sorridere ovviamente. Ma SB era al timone della rivoluzione dei gusti cestistici. Quell’anno la finale la giocarono i Celtics e i Rockets. Per conoscere il risultato bisognava aspettare Superbasket il martedì: dopo gara 4 erano sul 2-2. Una settimana dopo ci spiegò, SB, che i Celtics avevano vinto il titolo e che Maxwell non Larry Bird era stato nominato MVP della Finale. Era un giornale fantastico.

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Superbasket # 42 (dicembre 2018-gennaio 2019) | Pagina 11

Claudio Limardi

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