Giordani era presidente, allenatore, giocatore: era tutto

Giordani era presidente, allenatore, giocatore: era tutto

Dalla sua caverna uscivano idee e insegnamenti. Ha fatto diventare grandi tanti giornalisti vivendo con passione e competenza il mestiere e lo sport

Aldo Giordani era il proprietario, il presidente, l’allenatore, il capitano e il giocatore. Era un uomo fatto squadra. Poteva giocare in ogni ruolo. Un gigante. E come tale non poteva che innamorarsi del basket e dedicarvi tutta la sua vita professionale.

Ai piani alti del palazzo che oggi ospita l’ordine dei giornalisti lombardi, Aldo Giordani regnava incontrastato. Dalla sua caverna uscivano idee a profusione e tanti di quei pallini (le piccole notiziole che servivano per coprire i bianchi se un pezzo arrivava troppo corto…) che da soli avrebbero potuto completare un numero di Superbasket. Ma soprattutto usciva un mare di passione che coinvolgeva e travolgeva. E ha permesso a tanti giovani di diventare grandi.

Sono passati 40 anni dal primo numero che, ricordo, corsi a comprare in edicola. In un’epoca senza internet, senza televisioni sportive H24, con la tv in bianco e nero, Superbasket colorava la settimana degli amanti di quello sport che soprattutto grazie a Giordani è diventato così popolare.

Alla sua corte arrivai un paio d’anni dopo accompagnato da Sergio Chiesa che era stato un mio allenatore sul parquet (e qui è chiaro perché non abbia sfondato come giocatore…). Avevano bisogno di qualcuno che coprisse la rubrica di Edoardo Grassi che stava partendo per militare.

Così, insieme al mio amico Roberto, cominciammo a occuparci di serie B. E le domeniche notti in redazione divennero la fine dei nostri weekend. Perché ben presto il Jordan mi chiese di aiutare anche nella chiusura in tipografia (la stessa dove si lavorava il Giornale di Montanelli dove nel 1982 cominciai a collaborare).

E lì, attorno ai banchi dei tipografi che incollavano strisce di carta incerata sui menabò, il mestiere di Giordani veniva fuori una volta di più. Ma era durante la settimana in redazione quando ci si rendeva conto della sua grandezza, di come amasse il basket e cercasse in ogni modo il suo bene anche a costo di andare contro quelli che lui chiamava parrucconi.

Io non ci andavo tutti i giorni, ma quando capitava di passare a trovare Luca Chiabotti che era l’anima di quel giornale, mi rendevo conto dell’energia che si sprigionava dalla caverna del grande capo.

Vennero poi i giorni in cui mi chiese di accompagnarlo a qualche partita del sabato sera, tenergli il tabellino durante la telecronaca. Se andava bene ti passava anche il microfono per farti dire un dato. Ma erano i racconti in auto che sembravano dei corsi universitari. Sullo sport e sulla vita. Nella mia umile carriera professionale ho avuto due grandi fortune a bordo campo: vedere tante partite di fianco a Giordani e a Oscar Eleni. Solo un caprone non avrebbe imparato qualcosa accanto a due mostri sacri.

Giordani mi ha insegnato a riempire un settimanale partendo da zero. A costruire i servizi, a valutare le notizie, anche a scegliere le foto. A scrivere le cronache delle partite, a fare le interviste. Viveva il suo giornale in completa immersione. Potendo lo avrebbe scritto tutto lui. Ma non riuscendoci insegnava agli altri come scriverlo. Ma soprattutto mi ha insegnato ad avere un’idea e a difenderla senza piegarsi a chi la pensava in maniera opposta.

Venne anche il giorno in cui mi offrì un vero contratto. Luca doveva partire per il militare, mi offriva di prendere il suo posto. Non era un contratto giornalistico, ma da impiegato. In tempi di abusivato era comunque qualcosa. Ma la storia non decollò. Dopo poche settimane Luca tornò e soprattutto a me arrivò una telefonata da il Giornale. Cominciavo davvero a fare il giornalista nel quotidiano di Indro Montanelli, il preferito da papà.

Un’occasione che non potevo perdere. Salutai la combriccola di Superbasket, un inizio che adesso ricordo con nostalgia. Una palestra in cui farsi i muscoli, ma una palestra bellissima che in quell’epoca invadeva le edicole tutti i martedì. Giordani era un genio. Non c’è altro da aggiungere.

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Superbasket # 42 (dicembre 2018-gennaio 2019) | Pagina 8

Umberto Zapelloni

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