Milano, così nacque la rumba infernale di Superbasket

Milano, così nacque la rumba infernale di Superbasket

Un ritratto semplice ma essenziale di Aldo Giordani nel ricordo delle origini di una rivista nata come una scommessa

Questo articolo è un estratto del ricordo di Enrico Minazzi pubblicato sul sito Superbasket.it il 19 ottobre 2017 come omaggio nel giorno del venticinquesimo anniversario dalla morte di Aldo Giordani


Ma guarda un po’, questa è la chiave che apriva l’anonima porta in alluminio della redazione di Superbasket in piazza Duca d’Aosta 8/b a Milano: è la riflessione che, un po’ sorpreso, ho fatto non molto tempo fa quando quel reperto storico è saltato fuori dal fondo di una scatola polverosa, mentre ero intento a riordinare ed eliminare le mille cose che noi giornalisti, definiti accumulatori seriali dalle mogli, riusciamo a conservare.

Se la memoria non tradisce, l’ufficio del neonato settimanale di basket si trovava al quarto piano di quel palazzone a due passi dalla Stazione Centrale, con le finestre che si affacciavano su una piazzetta interna: non un panorama formidabile, in realtà. Ma quando giravi quella chiave nella serratura entravi nel sancta santorum del basket.

Poche scrivanie vicine, telefoni sparsi, macchine da scrivere e sul fondo un ufficio più piccolo invaso da fogli di carta, pacchi di diapositive, foto in bianconero, riviste ovunque, libri. Quello era il regno del capo Aldo Giordani, Jordan per tutti: in quei locali infatti nasceva da tempo una parte importante del Guerin Sportivo.

Lì ci ero arrivato grazie a Marco Cassani, il caporubrica del basket a La Gazzetta dello Sport: rimasto disoccupato, ero andato a Cantù per il trofeo Lombardia. Obiettivo: parlare con i tanti colleghi dei grandi giornali che periodicamente venivano in pellegrinaggio sotto il Sacro Monte. Il tutto per sondare il terreno. Cassani mi suggerì, con la prudenza che era nel suo DNA, di parlare con Giordani. “Sta cercando di far partire una nuova rivista di basket, un settimanale, vai a parlarci: cerca collaboratori. Per un’assunzione non saprei dire…”.

Lo ringraziai e mi fiondai a Cucciago: un breve e asciutto colloquio con Giordani, il suo stile, che mi suggerì di parlare con Bepi Tedesco, un collega di Venezia che stava creando la rete di corrispondenti e collaboratori per la neonata rivista. E anche la forza lavoro per far uscire Superbasket.

Detto fatto. Con Tedesco fu intesa  a prima vista tanto che poi ne nacque un’amicizia: né lui né io del resto eravamo pivelli alle prime armi. L’intesa fu raggiunta in fretta, ma la questione retribuzione dovevo poi discuterla direttamente con Giordani. Dunque altro colloquio, stavolta a Milano in un grande ufficio: la rivista infatti sarebbe stata pubblicata per conto della Rusconi Editori Associati e non direttamente dalla Rusconi.

Utilizzando gli uffici esistenti del Guerin e riducendo al minimo i costi di gestione: il credo di quella avventura editoriale. Giordani parlava poco e in modo rapido, ancor più velocemente e con un tono di voce più basso quando si trattava di soldi. “Fare un settimanale di basket - ripeteva il Jordan - è una scommessa. La vogliamo vincere. Chissà…”.

In redazione ho visto arrivare tanti giovani appassionati che hanno saputo trasformare con successo e bravura la loro passione per il basket in professione, ne cito tre per tutti: Luca Chiabotti, presto diventato il braccio destro del Jordan a Superbasket prima di passare in Gazzetta, quindi Umberto Zapelloni, per finire con Guido Bagatta, da sempre imbenzinato di basket statunitense. Per tutti Giordani ha avuto parole di incoraggiamento o di suggerimento. Anche se dispensate con il contagocce, era il suo stile.

A Superbasket ho lavorato dall’inizio fino alla primavera 1979: poi ho preso di nuovo la strada dei quotidiani. Ma ricordo con piacere quella scuola di giornalismo sul campo, accanto a Giordani e ai tanti bravi colleghi che con Superbasket lavoravano o collaboravano. Bei tempi, si dice spesso con nostalgia. Ma è vero, e non soltanto perché eravamo più giovani: quel basket, temo, non lo rivedremo più. Grazie Jordan.

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Superbasket # 42 (dicembre 2018-gennaio 2019) | Pagina 7

Enrico Minazzi

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