Calendari ipertrofici senza pause. Discussione aperta Fiba-Eurolega
Dodici mesi di attività agonistica tra campionato, coppe e nazionali: un problema che condiziona il rendimento dei big. Ettore Messina e Gianni Petrucci hanno sollevato il problema dei calendari e delle troppe partite, si riuscirà a trovare un accordo soddisfacente?
Campionato, coppe, Nazionali: una stagione lunga 12 mesi filati che rischia di condizionare la qualità del gioco e le prestazioni dei singoli. Il tema dei calendari “ipertrofici” che causano impegni senza soluzione di continuità per 4 stagioni di seguito è di stretta attualità in Europa, perché prima Ettore Messina e poi Gianni Petrucci lo hanno affrontato con interventi pubblici assai dibattuti. D’altra parte, la questione non è nuova, perché FIBA ed Eurolega – dopo anni di frizioni anche pesanti – hanno lanciato reciproci segnali di attenzione in vista di un possibile riavvicinamento tra le parti. Il segretario della federazione mondiale Andreas Zagklis ha confermato nell'ultima uscita pubblica il miglioramento dei rapporti: la conclusione dell'era Jordi Bertomeu a luglio 2022 potrebbe essere la chiave di sblocco verso un accordo tra le parti per armonizzare calendari in contrapposizione. Un problema sul quale si è espresso Gianni Petrucci, nel lanciare strali pesanti all'Eurolega nella precedente finestra di novembre dell'Italbasket. Il massimo dirigente della FIP ha espresso pubblicamente il suo malumore per l'impossibilità di schierare il roster migliore vista la sovrapposizione della finestra per le Nazionali col calendario della massima competizione europea nella versione a girone unico.
Il problema è l'accavallarsi delle date da quando l'Eurolega ha adottato la formula a 18 squadre e 34 partite e la FIBA ha cambiato il format delle competizioni per le Nazionali, proponendo le finestre a novembre e febbraio per le qualificazioni ai Mondiali. Ma il problema è anche il numero di partite che grava sulle spalle dei club – e sulle gambe dei giocatori – in stagioni davvero senza mai possibilità di tregua. Di fatto l'Eurolega è un secondo campionato che porta il totale delle partite da giocare su livelli difficilmente sostenibili: l'anno scorso Milano era arrivata a quota 92 gare ufficiali, sommando Supercoppa, campionato, Coppa Italia e playoff nazionali ed internazionali, ma lo stesso problema lo hanno vissuto anche Bayern Monaco, Barcellona e Real Madrid in campionati come la Bundesliga o la Liga ACB dove ci sono più delle 16 squadre – con 30 partite – presenti in Italia.
In soldoni, si gioca troppo perché si possa garantire uno standard di qualità elevato senza correre il rischio di mandare fuori giri i giocatori, anche a dispetto di roster extraprofondi come quelli che sono obbligate ad allestire le big europee. Lo aveva già detto chiaramente Ettore Messina un anno fa, quando la sua lettera aperta sul tema aveva suscitato grande attenzione tra gli allenatori, salvo non produrre però effetti concreti. Ora si è tornati a parlare dell'argomento, ma andrà trovata una sintesi tra posizioni contrapposte. Da una parte i fan dell'Eurolega spingerebbero per dare priorità alla competizione più prestigiosa che offre lo spettacolo più intrigante, proponendo che le big si concentrassero sul torneo internazionale e dando accesso diretto ai playoff dei campionati nazionali al termine della kermesse europea (in tal senso si è espresso Zelimir Obradovic, mutuando quanto già accade in Lega Adriatica che racchiude le big dell'ex Jugoslavia). Ovviamente contrarissima la FIBA e le federazioni nazionali per non depauperare il valore dei campionati interni; la controproposta per snellire il calendario dell'Eurolega sarebbe quella di aumentare le partecipanti da 18 a 20 squadre, proponendo però una formula a due gironi stile EuroCup.
Tra le due posizioni si dovrà trovare una sintesi, difficilmente prima del ciclo FIBA in atto dell'attività per le Nazionali dei Mondiali del 2023 in Asia. E uno degli argomenti in ballo sarà anche la gestione dell'EuroCup: per l'ECA la competizione è un costo non indifferente, la FIBA vorrebbe assorbirla e gestirla per valorizzare ulteriormente la Champions League che già ha portato via qualche partecipante storica alla seconda coppa organizzata a Barcellona, ma nel contratto con IMG in essere fino al 2025 c'è un coinvolgimento di circa 40 squadre (attualmente 38 nel nuovo format, erano 42 in quello precedente).
Quello che è chiaro nel contesto attuale è che giocare così tanto pesa sulle gambe dei giocatori, e non fermarsi praticamente mai tra club e Nazionali lascia il segno a lungo termine. Tanti azzurri protagonisti assoluti della grande estate 2021, tra l'impresa di Belgrado e il sogno delle Olimpiadi riconquistate dopo 17 anni, stanno ora pagando le fatiche di un'intera annata senza riposo.
Ovvio che rinunciare a certi appuntamenti in azzurro è impensabile, ma ricalibrare meglio il calendario in maniera più sostenibile sarebbe utile per tutte le componenti del movimento. I numeri dei big azzurri sono esaustivi in tal senso: Stefano Tonut, MVP assoluto della serie A 2020/21 a 14,9 punti di media, è sceso a 13,3 nell'annata corrente dove, comunque, la sua Reyer sta faticando a carburare in Italia.
Alessandro Pajola produce di più (5,8 punti contro 5,4) ma rende di meno nel rapporto con i minuti giocati (da 18,6 della stagione passata a 23,7 in quella corrente). Nico Mannion, la grande rivelazione dell'estate azzurra che ha dato all'Italbasket la marcia in più tra Belgrado e Tokyo, sta vivendo una stagione travagliata per gli infortuni ma non è finora stato in grado di recitare quel ruolo da protagonista per il quale era accreditato dopo la strepitosa estate azzurra e lo sbarco in Italia dopo l'esperienza NBA a Golden State. Gli stessi Simone Fontecchio ed Achille Polonara, letteralmente esplosi nella stagione 2020/21 tra Berlino e Vitoria e poi straordinari protagonisti della cavalcata azzurra tra Preolimpico ed Olimpiadi, stanno avendo una flessione statistica – pur con ruoli differenti – nelle nuove squadre anche alla luce delle fatiche passate (rispettivamente 73 e 72 partite disputate nell'annata scorsa).
Lo stesso Danilo Gallinari, che pure si era aggiunto in corsa a Tokyo dopo aver però giocato le semifinali NBA con Atlanta fino ai primi di luglio, ha avuto una flessione nel suo rendimento individuale con la maglia degli Hawks.
In conclusione: tanti eventi non significa necessariamente tanto spettacolo, perché il recupero delle energie è necessario per garantire uno standard elevato in termini di qualità di prestazioni.
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Superbasket # 56 (marzo-aprile 2022) | Pagina 70-75