Milano riporta a casa la Coppa, onore alla rivelazione Tortona

Milano riporta a casa la Coppa, onore alla rivelazione Tortona

Nelle Final Eight del ritorno del pubblico, la squadra di Messina conquista il secondo trofeo consecutivo con un mix di difesa e controllo del ritmo. La Bertram Yachts stupisce con il collettivo e ora sogna di trasformarsi da matricola in legittima avversaria delle big

Milano-Pesaro e ritorno in sei giorni. La Coppa Italia 2022, che Nik Melli aveva portato alla Stazione Centrale lunedì 14 febbraio per il viaggio verso la sede delle Final Eight con il direttissimo del main sponsor Frecciarossa, fa ritorno verso la Lombardia nelle mani del suo capitano dopo le tre vittorie consecutive contro Sassari, Brescia e Tortona con le quali l'Olimpia concede il bis dopo 12 mesi.

La sfida conclusiva ha messo di fronte la finalista che tutti si aspettavano e la protagonista del più clamoroso upset delle Final Eight. E Milano ha fatto valere quel mix di esperienza, fisicità e organizzazione che la sta conducendo per il secondo anno consecutivo ai playoff di Eurolega, a dispetto delle perdite pesanti in corso d'opera del suo miglior attaccante Shavon Shields e di un lungo versatile come Dinos Mitoglou. La formazione di Ettore Messina è tornata a sollevare un trofeo dopo le sconfitte in finale Scudetto e in Supercoppa grazie alla solidità granitica di un impianto di gioco capace di massimizzare le qualità del roster attuale.

Milano gioca ogni possesso della partita come se fosse l'ultimo, costruendo con minuziosa precisione le sue soluzioni offensive pur senza quel creativo dal palleggio capace di risolvere quando le esecuzioni non sono supportate dalle percentuali dal perimetro. E attraverso un ferreo control-ball garantito dalla presenza costante a rimbalzo della coppia Hines-Melli, impone cadenze sincopate che ipnotizzano avversarie non abituate alle necessità di una presenza mentale così costante per restare sempre sul pezzo contro una difesa così soffocante. Così l'Olimpia, dopo aver tenuto 20 punti sotto media Brescia in semifinale, toglie progressivamente munizioni ai fucilieri della Bertram Yachts, che passano dalla scorpacciata di triple decisiva contro la Segafredo (94 punti con 15/38 da 3) ai 61 con 7/24 dall'arco dell'atto conclusivo. D'altra parte Milano è la miglior difesa d'Europa, oltre ovviamente alla migliore della serie A, e nelle tre gare di Pesaro è andata addirittura in crescendo (dai 68 punti subiti nei quarti ai 63 della semifinale, fino ai 61 dell'atto conclusivo).

Questione di attitudine, quella che Ettore Messina ha plasmato negli anni con la classe senza tempo dei suoi veterani, aggiungendo in corsa pezzi del puzzle di importanza capitale. Ovviamente a partire da Nik Melli, vero MVP della finale per presenza tecnica e mentale sui due lati del campo, velenoso nei cambi difensivi per togliere luce ai tiratori di Tortona ma anche dominante dentro l'area in attacco nella miglior prestazione offensiva delle Final Eight (14 con 4/5 da 2 e 6/6 ai liberi). Ma anche Devon Hall, la vera e propria scoperta del mercato estivo per il mix di qualità balistiche, capacità di creare dal palleggio e soprattutto impatto difensivo anche ai massimi livelli, che ha aiutato a non rimpiangere la perdita di Kevin Punter (più bomber ma meno solido “là dietro”, dove l'Ax Exchange 2021/22 costruisce la gran parte delle sue fortune).

Ma anche questione di abitudine: Ettore Messina ha blindato le rotazioni scegliendo da mercoledì i 6 stranieri da mandare a referto sui 9 disponibili, però per chi è abituato a giocare con ritmi in modalità NBA (ma il peso della posta in palio è ben diverso...) come un'Olimpia che prima della settimana di Pesaro aveva fatturato 8 partite in 17 giorni, amministrare forze fisiche e mentali di una Final Eight da 3 gare in 5 giorni è una passeggiata. Al contrario Tortona, che ha affrontato l'evento senza il suo play titolare Chris Wright, ha ceduto alla distanza nell'atto conclusivo dopo aver ricucito il primo strappo col suo basket fatto di esecuzioni e coralità. La formazione di Ramondino merita un plauso per aver tenuto botta con uno strepitoso Macura (momenti di onnipotenza non solo contro la Virtus ma anche contro Milano per quello che è stato il vero MVP delle tre partite). Ma oltre allo sforzo mentale di dover restare sempre sul pezzo contro la solidità della difesa Olimpia, nel calo decisivo del secondo tempo (6 punti in 10' tra il 44-43 del 24' al 64-49 del 34') ha pesato probabilmente anche la diversa abitudine alle gare ravvicinate di un roster costruito per altri obiettivi rispetto alla corazzata di Ettore Messina.

Che ripete il successo del 2021 con le armi che storicamente fanno parte dell'arsenale della squadra guidata dal “Re di Coppe” (nono trofeo per il coach dell'Olimpia, sono 11 totali contando anche le due vinte in Russia con il CSKA). L'Olimpia ha saputo affinare ulteriormente la durezza mentale tipica del basket “Messiniano”, aumentando il controllo del ritmo in assenza del suo miglior attaccante.

E in vista del ritorno a pieno organico (col recupero di Mitoglou e quello più avanti di Shields la rotazione degli stranieri salirà a quota 11...) ha ulteriori margini di crescita in vista dei playoff da affrontare come testa di serie numero 1 dopo il successo di Pesaro. Sicuramente meno vistoso rispetto a quello del 2021, quando l'Olimpia aveva spazzato via ogni ostacolo con il record del più 87 nello scarto complessivo delle tre gare verso il titolo.

Ma comunque altrettanto sostanzioso, visto il dominio mentale – prima ancora che tecnico – che Milano ha esercitato nelle Final Eight, costringendo ogni avversaria a giocare la sua pallacanestro sincopata. In una serie di playoff a 5 o 7 partite, chi mai potrà reggere l'urto a lungo termine di una squadra così preparata? Dipenderà anche dalle energie da mettere in campo quando l'Ax Exchange a giugno sarà arrivata alle 90 partite di una stagione interminabile, ma aver vinto a Pesaro e non stravinto come al Forum 12 mesi fa, potrebbe anche essere la spia di una gestione diversa delle forze per non arrivare senza benzina al rush finale come capitato nel giugno 2021?

Di sicuro il secondo check-up di un evento ad eliminazione diretta dopo quello della Supercoppa di settembre ha fatto registrare una situazione diametralmente opposta per le due grandi rivali Milano e Virtus Bologna. L'Olimpia che aveva iniziato la preparazione più tardi di tutte, e dopo un mese di stagione aveva ancora meccanismi da affinare, ha compiuto progressi evidenti in tutti gli aspetti nei primi 6 mesi del 2021/22.

La Segafredo, fiaccata da mille problemi di organico, ha invece pagato le condizioni precarie di troppi big (dai rientranti Teodosic ed Hervey ad un Mannion da recuperare dopo la lunga assenza) che le hanno tolto prima di tutto la sicurezza delle gerarchie stabili. Il potenziale offensivo della Virtus resta quello del miglior attacco della serie A, anche se a differenza di Milano la squadra di Scariolo è molto più “leggera” - nel bene e nel male – nella gestione dei possessi, potendo cavalcare momenti di onnipotenza dei suoi bomber. Ma rischiando però di pagarne i fuorigiri se non risolverà il problema di una tenuta difensiva rivedibile sul perimetro ed a centroarea (Sampson per Udoh è stato un flop e Jaiteh da solo non basta).

Se il problema è strutturale e non legato alle gambe da recuperare degli acciaccati, Sergio Scariolo dovrà lavorare molto – sperando finalmente di avere il roster completo, per ritrovare condizione e ridisegnare gerarchie fisiologicamente cancellate dall'emergenza - nei prossimi mesi per prepararsi alla rivincita tricolore contro l'Olimpia, mancata a Pesaro per demeriti della Segafredo. Ma anche per meriti di Tortona, bravissima a dispetto dell'assenza del suo play titolare Chris Wright (pagata però nella finalissima con Milano) ad esaltare a turno le qualità balistiche dei suoi mitraglieri.

La compagine di Ramondino è stata la vera rivelazione delle Final Eight, anche se probabilmente l'Ax Exchange ha faticato maggiormente nella semifinale contro la lanciatissima Brescia che ha retto di più (35 minuti contro 27-28) l'urto fisico e mentale contro la granitica difesa Olimpia. La Bertram Yachts che dieci anni fa giocava le finali di Coppa Italia di C1 e tre anni fa vinceva quella di A2 è un nuovo astro nascente nel panorama del basket tricolore: il 40enne Marco Ramondino era ancora al liceo quando Ettore Messina nel 2001 vinceva la prima delle sue nove Coppe Italia.

Ma il club piemontese ha tutto – organizzazione societaria, solidità economica ed entusiasmo crescente di un patron come Beniamino Gavio – per trasformarsi con l'abituale politica dei piccoli passi da matricola rivelazione delle Final Eight 2022, a legittima “contender” delle corazzate targate Giorgio Armani e Massimo Zanetti. Le novità e l'equilibrio creano interesse ed alimentano l'attenzione attorno al prodotto basket: i 14.133 presenti a Pesaro, a dispetto delle restrizioni sanitarie allentate solo per il weekend, e i 5000 per la finale pur senza la Virtus che aveva – anche solo sul piano logistico – la maggior capacità di attirare spettatori alla Vitrifrigo Arena, sono dati confortanti sia pure totalmente diversi dai 31mila del 2020 la settimana prima che l'Italia chiudesse per Covid.

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Foto Francesco Iasenza | Superbasket # 56 (marzo-aprile 2022) | Pagina 6-14

 

 

Andrea Rizzonelli e Giuseppe Sciascia

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