Chiude la Libreria dello Sport, un mito per i bibliofili del basket

Chiude la Libreria dello Sport, un mito per i bibliofili del basket

Dopo 40 anni cessa l'attività il negozio milanese che ha portato in Italia le pubblicazioni NBA e ospitato tante presentazioni di volumi a sfondo cestistico. I ricordi di un appassionato DOC come lo storico proprietario Paolo Frascolla

Il basket italiano ha perso un punto di riferimento fondamentale per tutti i suoi appassionati bibliofili. Dopo 40 anni ha cessato l'attività ai primi di gennaio la Libreria dello Sport, prima ed unica nel suo genere nell'offrire volumi spesso introvabili agli appassionati di tutte le attività. Che però ha sempre avuto un occhio di riguardo per la pallacanestro, lo sport praticato ed amato da Paolo Frascolla, il cui padre Matteo lanciò l’iniziativa nel lontano 1982, e insieme la svilupparono creando una rete a livello nazionale negli anni '90 (aprirono 5 punti vendita tra Pesaro, Torino, Roma, Genova e Catania oltre alla sede milanese in via Carducci 9, tra piazzale Cadorna e l'università Cattolica).

«Purtroppo la concorrenza di Amazon era diventata insostenibile: Internet ci aveva aiutato nel diffondere anche online la vendita e i cataloghi, visto che il 50% dei nostri clienti arrivava da tutta Italia. Per noi fu un acceleratore che non aveva fatto calare le vendite; Amazon invece ha sostituito la comunicazione diretta, tra la spedizione in 24 ore e i prezzi praticamente sottocosto era impossibile proseguire». Resta invece aperta la possibilità di mantenere la casa editrice Libreria dello Sport, che aveva pubblicato tanti volumi “di nicchia”: «La libreria era un osservatorio privilegiato perché permetteva di raccogliere richieste su volumi che non c'erano. Abbiamo pubblicato libri che avevano un senso per passione più che per guadagno; stiamo valutando se abbia senso proseguire, mantenendo la stessa filosofia senza la necessità di strutturarci troppo».

Parole che rispecchiano la profonda passione di Frascolla per lo sport ed i frequentatori della libreria nel contesto di un esercizio commerciale “particolare” che viveva principalmente della passione dei proprietari e del desiderio di assecondare le richieste degli appassionati di tutte le attività sportive: in totale erano disponibili oltre 17mila titoli con un sistema di vendita per corrispondenza che raggiungeva fino a 37mila clienti italiani e stranieri.

«Il punto di forza era la multidisciplinarietà, non privilegiavamo il calcio ma cercavamo di accontentare qualsiasi richiesta, cercando tutto lo scibile dei volumi pubblicati anche in altre lingue. La forza era la profondità dello scaffale, magari con una sola copia ma con 25 alternative per lo stesso argomento».

E quando Internet ancora non esisteva, la Libreria dello Sport era un luogo magico per i “baskettari” appassionati di NBA e di pubblicazioni americane: «Siamo stati i primi a portare in Italia NBA Register e Guide, ma poi importavamo tanti libri dagli Stati Uniti, su sport americani e teoria dell'allenamento. Da noi venivano tanti allenatori, sia professionisti che dilettanti, oltre agli studenti di scienze motorie che avevano bisogno di pubblicazioni specifiche».

Per questo la Libreria dello Sport è sempre stata un luogo magico per il basket, da sempre passione di famiglia per i Frascolla («Io e mio padre venivamo dalla pallacanestro dilettantistica»). E la storica sede milanese ha ospitato tantissime presentazioni di volumi a sfondo cestistico legati all'Olimpia e non solo: «Il ricordo più bello che ho risale al 1987, quando l'allora Tracer vinse la Coppa Campioni: per una settimana la società ci lasciò il trofeo da tenere esposto in negozio, la sera ce lo portavamo a casa col panico di essere rapinati... E poi tutta la squadra al completo venne in libreria per presentare il volume celebrativo “Tracer sul tetto d'Europa” con tutti i grandi dell'epoca a festeggiare l'evento».

Ma pur essendo a Milano, la Libreria dello Sport era “trasversale” per personaggi ed imprese di tutto il basket italiano: «Ospitammo anche la presentazione del volume celebrativo dello Scudetto dei Roosters Varese nel 1999, oltre a tanti altri eventi con grandi del basket moderno. Ricordo la presentazione del libro che Alessandro Gentile scrisse anche con la vostra testata: dovemmo distribuire i numerini fuori dal negozio per disciplinare l'afflusso. E quando vennero Gallinari ed Aradori li facemmo entrare dalle cantine, perché davanti alla libreria si era radunata una folla davvero nutrita. La frequentazione di appassionati di basket era davvero assidua, perché noi avevamo chiaramente un occhio di riguardo per questo sport».

E d'altra parte anche il catalogo della casa editrice aveva un profondo legame con la pallacanestro: «Il primo libro in assoluto che pubblicammo come edizioni Libreria dello Sport fu la Bibbia del Basket di Tullio Lauro e Guido Guida, seguito da Bad as i Wanna Be di Dennis Rodman. E poi tanti volumi di Federico Buffa: Black Jesus lo pubblicò per primo la casa editrice di Ricky Morandotti, poi però noi lo ripubblicammo perché si erano create le condizioni giuste. Ed è rimasto una bibbia per gli appassionati del settore».

Insomma la Libreria dello Sport era un luogo particolare, con una missione più “divulgativa” che commerciale da parte dei proprietari che proponevano sempre spunti nuovi per i loro clienti: «Lo stimolo era cercare di proporre sempre cose nuove, non accontentandoci di dove eravamo arrivati. Questo valeva sia per la richiesta di titoli che per la pubblicazione di libri, che sfuggivano ad una logica soltanto commerciale. Ricordo quando abbiamo iniziato la via del collezionismo con le card americane dell'Upper Deck: il basket era prevalente, anche se c'erano hockey, football americano e baseball. Se il cliente veniva a ricercare e richiedere cose nuove ci incuriosiva la possibilità di assecondare i suoi desideri».

La perdita della Libreria dello Sport toglie in qualche modo un punto di riferimento per gli appassionati di una certa età: c'è stato un momento magico nel quale si era creata una vera e propria comunità di frequentatori, dispersa però nell'ultimo periodo dall'e-commerce e da Amazon.

«Vera la creazione di una community trasversale attorno alla libreria, purtroppo però per i motivi già spiegati non c'erano più i presupposti per proseguire l'attività. La decisione drastica avremmo dovuto prenderla già qualche anno fa, ma la Libreria dello Sport non era puro business imprenditoriale. Però ora siamo arrivati ad un punto di non ritorno».

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Superbasket # 56 (marzo-aprile 2022) | Pagina 77-80

Giuseppe Sciascia

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