La Virtus e le altre e altre per sfatare un tabù

La Virtus e le altre e altre per sfatare un tabù

L'unica coppa europea mai vinta da un'italiana è terreno di caccia per la Segafredo, decisa a conquistarsi sul campo il pass per l'Eurolega. Ci provano anche Venezia e Trento, ma l’edizione 2021/22, con un format rivisto, è di livello altissimo, tra le ambizioni del Partizan ed il talento di russe e spagnole

La pattuglia tricolore va all'assalto dell'unica coppa europea mancante nel glorioso pàlmarés internazionale dell'Italia. Virtus Bologna e Venezia guidano il gruppo nostrano che prova a rompere lo storico digiuno nell'albo d'oro dell'EuroCup, la seconda coppa ECA che nelle 18 edizioni disputate da 2002/03 (originalmente si chiamava ULEB Cup) non è mai stata vinta da una rappresentante del nostro paese.

Di sicuro la Segafredo, già semifinalista dell'edizione 2020/21 perdendo il match ball casalingo contro l'Unics Kazan dopo aver collezionato 19 vittorie consecutive fino alla gara 1 della serie con il club del Tatarstan, parte senza mezzi termini per conquistare quel pass per l'Eurolega che rappresenta l'obiettivo dichiarato del patron Massimo Zanetti per competere anche ai vertici d'Europa contro la rivale Milano. Ma anche la Reyer, che a livello internazionale è ormai una realtà ben conosciuta e stimata (vedi la conquista della FIBA Europe Cup versione 2017/18), ha investito risorse superiori agli anni passati per provare a competere ai vertici dell'EuroCup.

Bianconeri ed orogranata fanno parte del gruppo dei 13 club che hanno ottenuto la licenza triennale per la partecipazione garantita fino al 2024 alla competizione che funge da laboratorio di crescita per l'Eurolega, sebbene gli sviluppi in arrivo ai vertici dell'organismo di Barcellona e il dialogo in corso con la FIBA per armonizzare il panorama attuale di 4 coppe possano cambiare in corsa la situazione. Al via c'è anche Trento, habituè della seconda coppa ECA, tramite wild card annuale.

Ma non c'è dubbio che la capofila del plotone italiano in EuroCup sia la Segafredo, che ha investito risorse importanti – più gli extrabudget Sampson e Cordinier per gli infortuni iniziali di Udoh ed Abass – per uscire da quel “Mare in tempesta” (parole del suo a.d. Luca Baraldi) ed approdare nel porto sicuro dell'Eurolega. Tutti i segnali, compreso quello dell'investimento sul campo da gioco con i 10mila posti della struttura allestita presso la fiera di Bologna, indicano che l'obiettivo finale del progetto Virtus sia quello di stabilizzarsi tra le grandi d'Europa.

E l'EuroCup, nel quadro regolamentare attuale, è ancora l'unico passaggio disponibile per accedere alla massima competizione internazionale dal campo: l'Italia ha perso il treno quando nella guerra delle Coppe del 2016/17 si schierò con la FIBA, non ottenendo più un eventuale secondo posto per i campioni d'Italia tra le 18 partecipanti all'Eurolega. Quindi al di là della licenza decennale in possesso di Milano fino al 2025, l'unico modo per un'italiana di accedere all'Eurolega è vincere – o arrivare in finale – in EuroCup, nel nuovo format ristretto di accesso al gotha delle 18 partecipanti al girone unico dove – wild card a parte – l'interscambio è limitato alle due licenze annuali per le finaliste di EuroCup, che per proseguire il percorso in Eurolega l'anno successivo alla qualificazione sul campo debbono conquistare l'accesso ai playoff.

Ma proprio per questo motivo, la concorrenza per la Virtus sarà nutrita ed agguerrita, dal Partizan Belgrado che ha richiamato il Santone Zelimir Obradovic strappando a suon di dollaroni l'ex bomber di Milano Kevin Punter, fino alle big di Spagna e Russia (Valencia e Lokomotiv Kuban su tutte) costrette dalle regole di ingaggio dell'Eurolega a guardare all'EuroCup come unico grimaldello per la categoria superiore. Ed è proprio questo il motivo per cui le italiane di EuroCup hanno sempre avuto un ruolo subordinato alle big di altre nazioni, dove le licenze pluriennali dell'Eurolega – già nel decennio scorso, ora ancor di più – hanno sempre agito da freno sulle ambizioni di club con meno blasone ma altrettanto potenziale economico.

In soldoni: l'Eurocup è sempre stato terreno di caccia per le spagnole, le russe e le turche che non possedendo lo status delle varie Barcellona, Real Madrid, CSKA Mosca, Fenerbahce ed Efes, ma potendo mettere sul piatto budget da 15-20 milioni di euro, hanno recitato da protagoniste assolute nelle 18 edizioni della seconda coppa ECA.

Scorrendo l'albo d'oro si trovano infatti 4 successi da parte di Valencia, più altre spagnole – Malaga e Badalona – più 5 successi russi – doppietta del Khimki più Dinamo Mosca, Kazan e Kuban – e le turche Galatasaray e Darussafaka. E le italiane? Nel primo decennio del terzo millennio le big erano in Eurolega – si partì da 4 posti, poi scesi a tre – e le squadre di seconda fascia non potevano concorrere con certi budget. Il massimo risultato furono le Final Four raggiunte nel 2010/11 da Treviso, che da padrona di casa perse in semifinale contro Siviglia (battuta poi da Kazan in finale). Nel decennio scorso cammino fino in semifinale per Trento nel 2015/16 (eliminata da Strasburgo), Reggio Emilia nel 2017/18 (con Amedeo Della Valle MVP della competizione, dovette però arrendersi contro Kuban) e lo scorso anno per la Virtus Bologna. Che però ora ha tutte le carte in regola – per budget, profondità del roster e qualità dello staff tecnico guidato dal campione del mondo in carica Sergio Scariolo – per provare a sfatare questo tabù. E da outsider di lusso è decisa a competere anche Venezia, compresa in un range di potenziali competitor – insieme a Buducnost, Badalona e Gran Canaria – per provare ad arrivare fino in fondo.

Anche perché c'è l'incognita del format, novità assoluta legata alla versione a 20 squadre con regular season lunghissima da 18 partite, e playoff asciugati ad un tabellone ad eliminazione diretta in partita singola. Quindi basta un passo falso in 40 minuti giocati senza la giusta concentrazione per vanificare un anno di investimenti: una bella roulette russa che impone la necessità di stare sempre sul pezzo quando si giocheranno le partite senza domani.

In chiave playoff, con Virtus (e Venezia) e Partizan in due gironi diversi, massima attenzione al piazzamento d'ingresso nel tabellone per evitare incroci pericolosi fino all'eventuale finalissima. Ma anche massima necessità di limitare i passi falsi per guadagnarsi il fattore campo: nelle partite ad eliminazione diretta lo status da testa di serie numero 1 permetterebbe di giocare in casa fino alle semifinali, vantaggio non da poco per limitare quantomeno l'alea della partita secca. Il cammino per Virtus e Reyer è ancora molto lungo, ma l'obiettivo Eurolega sullo sfondo è davvero ghiotto...

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Superbasket # 55 (dicembre 2021-gennaio 2022) | Pagina 77-80

Giuseppe Sciascia

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