Regole in movimento: 130 anni senza mai fermarsi
Dalle 13 regole fondative di Naismith (che non comprendevano il palleggio) al tiro da tre: una storia in continua evoluzione, con spunti curiosi. Agli inizi si poteva giocare in 20…
Il basket, più di qualunque altro sport, ha subito evoluzioni continue, rapide, con frequenti adeguamenti del regolamento. Qui scopriremo insieme alcune linee di sviluppo, partendo dai tempi più lontani. Durante i primissimi anni di storia le regole da applicare, come ad esempio la durata in minuti della gara o il numero dei giocatori, potevano essere concordate dalle due squadre prima dell’incontro. Le norme sono state più volte modificate nel corso dei decenni e applicate a seconda delle varie categorie (maschile, femminile, college, NBA, FIBA, ecc.), tenendo conto anche della trasformazione morfologica e del sempre più elevato atletismo dei giocatori.
LE PRIME REGOLE
Erano 13 le prime regole della pallacanestro scritte da Naismith. Il palleggio non era contemplato. Il documento originale composto da due fogli, con le 13 regole e firma autografa di James Naismith, è stato venduto all’asta nel 2010 per la cifra di 4,3 milioni di dollari. L’acquirente, un ex studente della University of Kansas, lo ha poi donato all’ateneo.
PALLONE
I primi palloni specifici utilizzati per giocare a basket furono quelli da calcio. Nel 1894 la Spalding produsse i primi palloni per la pallacanestro con camera d’aria all’interno di una copertura in cuoio chiusa con dei lacci.
CANESTRI
I primi canestri furono dei cesti usati per la raccolta delle pesche, ma già nel 1892 furono creati i canestri di metallo. Solo nel 1912 furono ammesse le retine “aperte”, che non trattenevano il pallone dopo un canestro.
TABELLONE
Quando i primi canestri furono affissi alle balconate nelle palestre, i tabelloni ancora non esistevano. Furono introdotti già nel 1893 per impedire agli spettatori di interferire sui tiri a canestro ed erano costruiti con della rete metallica (chickenwire). Nel 1904 apparvero i primi tabelloni in legno, a volte incollati direttamente sul muro delle palestre (in quel caso toccare il muro significava commettere infrazione di fuori campo), e nel 1909 quelli in vetro, che permettevano una visuale adeguata anche per gli spettatori dietro canestro. Nei regolamenti italiani dei primi decenni del 1900 erano definiti “spalliere” e potevano essere in legno o marmo…!
NUMERO DI GIOCATORI E SOSTITUZIONI
All’origine del gioco, il numero dei giocatori non era stabilito, si poteva quindi arrivare anche ad incontri con oltre 20 giocatori per squadra; solo nel 1897, e per le sole squadre maschili, il numero fu portato a cinque e da allora non è più cambiato. I giocatori sostituiti non potevano tornare sul terreno di gioco (come avviene nel calcio); nel 1920 venne permesso di poter rientrare una sola volta, nel 1934 due e solo dal 1945 furono consentite le sostituzioni illimitate.
QUANTO VALE UN CANESTRO?
Nei primi incontri disputati, ogni canestro valeva 1 punto, i tiri liberi non esistevano, ma una regola sanciva che dopo tre falli consecutivi commessi da una squadra un punto veniva assegnato agli avversari. I tiri liberi furono introdotti nel 1894, valevano 1 punto e venivano tirati da una distanza maggiore rispetto a quella attuale. Nel 1896 si portò il valore di un canestro a 2 punti. Una curiosità: spulciando nel regolamento femminile del 1926-27 (le donne giocavano 9 contro 9 in un campo diviso in 3 sezioni), una singolare regola attribuiva un solo punto per ogni canestro effettuato con un tiro sopra la testa, mentre ne attribuiva 2 se effettuato “due mani al petto”.
PASSI E FALLI
Nelle prime 13 regole della pallacanestro, come abbiamo segnalato, il palleggio era vietato. In seguito, l’infrazione di passi veniva sanzionata con un fallo e il giocatore con a carico due falli usciva dal gioco fino a che un canestro non veniva segnato. Solo nel 1922 i “passi” diventarono infrazione con conseguente cambio di possesso palla. Nel 1945 si portò a 5 i falli a disposizione di ogni giocatore.
FUORI CAMPO
Una regola in particolare ha procurato molti infortuni e scatenato risse tra gli esuberanti pionieri della palla a spicchi: quando la palla usciva dal campo la rimessa in gioco era assegnata alla squadra che per prima riusciva a recuperarla. Succedeva così: nel tentativo di arrivare per primo sulla palla, finita ad esempio in balconata, un giocatore di una squadra correva sulla scalinata abbattendo tutti gli spettatori che si trovava di fronte, mentre un altro arrampicato sulle spalle di un compagno scalava la parete della palestra cercando una via più breve per arrivare a recuperare il pallone.
CANESTRO DA TRE PUNTI
La regola fu testata per la prima volta nel 1945 durante una partita di college tra Columbia e Fordham. La prima lega ad usarla fu la ABL nel1961, seguita dalla Eastern Professional Basketball League nel 1963. Fu però nella ABA che il tiro da tre divenne popolare. La NBA lo introdusse nella stagione 1979-80 e il primo giocatore a segnare un canestro da tre fu Chris Ford dei Boston Celtics. In Italia il tiro da tre punti fu introdotto nella stagione 1984-85.
TRE SECONDI
Questa regola fu introdotta nel 1936 nel tentativo di arginare lo strapotere di giocatori come Leroy Edwards, il quale, alto circa m. 1,96, gran realizzatore e fisicamente potente, si accampava vicino a canestro ed era praticamente impossibile da fermare. L’area dei tre secondi all’origine era molto stretta e fu allargata nel 1951 nel tentativo di allontanare dalle vicinanze del canestro un altro giocatore dominante, George Mikan; per lo stesso motivo fu allargata nuovamente nel 1964 perché sul palcoscenico della pallacanestro si era affacciato il gigantesco Wilt Chamberlain.
L’ALLENATORE
Può sembrare incredibile, ma un allenatore non poteva dare istruzioni ai giocatori durante la partita, né tantomeno durante i time out (lo poteva fare naturalmente durante l’intervallo), e si affidava al proprio capitano o al giocatore che stava per entrare in campo per eventuali suggerimenti alla squadra. La regola fu abolita solo nel 1949.
GOALTENDING
Fin oltre la metà degli anni ’30, non esisteva la regola del goaltending (interferenza non ammessa) e i giocatori più alti si piazzavano sotto il proprio canestro, aspettando di deviare la palla tirata da un avversario.
LEW ALCINDOR RULE
Quando Lew Alcindor (nome di Kareem Abdul-Jabbar prima della sua conversione all’Islam) iniziò la sua carriera universitaria a UCLA, fu subito chiaro che sarebbe stato praticamente impossibile marcarlo se servito in prossimità del canestro, dove schiacciava praticamente quando voleva. Fu così deciso di abolire questo gesto tecnico e la regola durò dal 1967 al 1975. Un dubbio comunque resta: la regola fu introdotta per arginare la superiorità dei giocatori di colore in generale?
IL CAMPO DA GIOCO
Il campo da basket non ha sempre avuto una forma perfettamente rettangolare. Va precisato che il canestro era posizionato su un palo piantato sulla linea di fondo campo. Per evitare le numerose infrazioni di fuori campo nelle azioni, in prossimità del canestro, venne tracciato un arco di un cerchio che diventava parte integrante del campo da gioco. Visti i buoni risultati, si decise l’anno dopo di eliminare questa porzione di campo, ma arretrando la linea di fondo di due “piedi” (61 centimetri circa) oltre il sostegno del canestro. In Italia questo campo dalla forma anomala appare ancora nel regolamento del 1924.
P.S. Dopo oltre 130 anni, quasi tutto è cambiato tranne l’altezza del canestro, che è rimasta sempre a metri 3,05, ma prima o poi...
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Superbasket # 61 (maggio-giugno 2023) | Pagina 50-53