Il fenomeno sneakers

Le scarpe da gioco sono presto diventate prima simboli e poi vere e proprie icone. Un fatto di moda, identificazione sociale, riconoscimento, più importante del notevole progresso tecnico nella produzione. Le linee personalizzate dei campioni hanno segnato una svolta

Già nel lontano XVI secolo, alcune tribù del Sud America avevano l’abitudine, per proteggere le piante dei piedi, di spalmarci sopra il lattice, raccolto dagli alberi di caucciù. Con un po’ di fantasia, possiamo definire questo espediente come l’antenato delle “sneakers”, l’equivalente delle nostre scarpe da ginnastica. Uno strumento di lavoro che col tempo è diventato oggetto di moda, stile, riconoscimento, al punto che in alcune metropoli, negli anni dell’esplosione del fenomeno, non erano infrequenti atti criminali ai danni di ragazzi proprio per rubar loro le desideratissime scarpe all’ultimo grido.

I grandissimi campioni hanno i loro modelli personalizzati e firmati. Le scarpe sono uno strumento di gioco per l’atleta, ma anche espressione della sua personalità: milioni di ragazzi e ragazze, indossandole, possono appropriarsi di un pezzetto dei loro idoli e sognare. Ma non solo: le sneakers rappresentano anche un’interessante prospettiva da cui ripercorrere, attraverso lo studio del design e dei materiali, la storia stessa della pallacanestro. Come gli pneumatici delle automobili hanno seguito il modificarsi delle condizioni delle strade, della velocità e del peso dei veicoli, così le scarpe da basket sono sempre in evoluzione. Alcuni dei primi modelli potevano presentare dei fori nella suola per migliorarne l’aderenza sul parquet; altre avevano suole più robuste per adattarsi ai campi in terra o cemento; le donne usavano persino scarpe con i tacchi. 

È dagli Stati Uniti che arrivò l’onda dell’innovazione. La Converse rilasciò il suo primissimo modello di All Star nel 1917. Chuck Taylor, all’epoca un giocatore di high school, ne rimase talmente affascinato che nel 1921 andò alla Converse in cerca di un impiego. Da quel momento divenne un rappresentante della stessa azienda e iniziò a girare l’America facendo clinic di pallacanestro e contemporaneamente vendendo quel modello di scarpe, che divenne presto la prima scelta tra i giocatori professionisti. Il suo successo fu tale che nel 1932 la Converse, per rendergli omaggio, creò un modello a lui dedicato: le iconiche Converse Chuck Taylor All Star. A partire dalle classiche versioni bianco-crema e nero, quel modello cambiò rapidamente lo scenario. Averne un paio era un sogno, e i ragazzi se ne prendevano cura pulendo regolarmente la parte bianca in gomma. 

Le mutate condizioni di mercato diedero il via ad una concorrenza spietata tra le aziende produttrici per assicurarsi fette di mercato sempre più grandi. Si affacciarono così nuovi contendenti come Adidas, Puma, Pro Keds, Diadora, Onitsuka Tiger, Mecap, Kronos, Lotto, Antonini. In Italia fino all’inizio degli anni ’70 era Superga ad avere praticamente il monopolio. Il grande successo del famoso modello “218” in tela (quello del dischetto in gomma con la “esse” applicato all’altezza della caviglia) lasciava poco spazio a marche come Palladium, Tiglio o Tepa Sport. Fatto non raro e curioso, in quegli anni si usava applicare dei loghi posticci dello sponsor tecnico sulle scarpe da gioco; un trucchetto che consentiva ai giocatori di continuare a usare scarpe di marca differenti, ma che garantivano un maggior comfort. Iniziarono anche le prime dispute tra grandi case produttrici per la difesa della loro autenticità contro i tentativi di imitazione (Adidas vs Pro Keds ad esempio); e nello stesso tempo i vari marchi si gettavano in accesissime sfide di marketing per assicurarsi di essere indossati dai giocatori più in vista. Con le tecniche più avanzate e l’utilizzo di nuovi materiali, si svilupparono nuovi modelli e nel mercato arrivarono brand come Nike, Reebok, LA Gear, New Balance.

Dopo decenni di quasi monopolio delle Converse Chuck Taylor, negli anni ’70 iniziò la seconda rivoluzione. La Nike mise in vendita il suo primo modello di scarpa da basket nel 1972 e negli stessi anni arrivarono anche Puma e Adidas che nel 1976 firmò un contratto con Kareem Abdul Jabbar, con le sue iconiche Superstars. Ci fu un’accelerazione per quanto riguarda lo studio delle tecniche, dei materiali e del design. Nel 1985 la Nike uscì con il primo modello di Jordan, le Air Jordan I. Il felicissimo matrimonio tra Nike e Michael Jordan è l’esempio perfetto di come il mondo delle sneakers e del basket siano legati indissolubilmente: il culto di uno stile e di una scarpa che arriva fino ai giorni nostri. Il mondo delle sneakers è in continuo movimento, alla ricerca di soluzioni tecnologiche più avanzate per soddisfare le richieste sia in ambito sportivo che in quello della moda. Come recitava la pubblicità di una famosa marca: le sneakers invecchiano con te…

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Superbasket # 61 (maggio-giugno 2023) | Pagina 54-55

Redazione Superbasket

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