Anno 1980 - Mosca, Olimpiadi 1980: noi, l'argento e la storia
Il punto più alto della storia della nostra Nazionale fino a quel momento. Il 1980 è l'anno delle Olimpiadi sovietiche di Mosca, un'edizione dei Giochi parzialmente compromessa dal boicottaggio di nazioni come Stati Uniti, Canada e Germania Ovest in protesta contro l'invasione dell'Afghanistan da parte dell'URSS.
Per l'Italia cestistica, invece, si trasforma in un trionfo. A guidarla Sandro Gamba, un personaggio che definire allenatore dell'anno è riduttivo e che, probabilmente, solo con un libro non si potrebbe descrivere perfettamente: dieci scudetti da giocatore (tutti con Milano tra il 1951 e il 1963), cinque da allenatore, tre con l'Olimpia e due con Varese, oltre a due Coppe dei Campioni (sempre con i Prealpini), una Coppa Italia, due Coppe delle Coppe. Senza dimenticare l'epopea azzurra con, appunto, l'argento di Mosca e il successivo oro di Nantes nel 1983.
Trionfi, questi, che al tecnico milanese sono valsi, nel 2006, l'introduzione nella Naismith Basketball Hall of Fame. Una carriera quasi inarrivabile, iniziata sotto l'ala protettrice di un altro mostro sacro come Cesare Rubini, e culminata nell'apice sulla panchina azzurra con il merito di aver preso una Nazionale già di per sé competitiva ma puntellata a tal punto da diventare nel quadriennio una potenza mondiale.
Dopo un girone superato grazie anche alla differenza canestri, il 26 luglio va in scena il capolavoro assoluto: nello scontro diretto per il secondo posto, infatti, gli azzurri battono i padroni di casa dell'Unione Sovietica 87-85, ipotecando così la successiva finale per l'oro contro la Jugoslavia di Kicanovic, Dalipagic e Cosic. Gli eroi di quei Giochi Olimpici rispondono ai nomi di Meneghin, Marzorati, Della Fiori, il compianto Marco Solfrini e, specialmente nella partita contro i sovietici, Romeo Sacchetti e Renato Villalta con l'attuale ct azzurro fondamentale nell'arginare il fuoriclasse avversario Belov e l'ex presidente della Virtus top-scorer con 22 punti. E per Villalta non finisce qui.
Prima dell'Olimpiade, infatti, l'ala di Maserada sul Piave è protagonista del secondo scudetto consecutivo della sua Sinudyne Bologna, diventando così di diritto “uomo dell'anno”. Cresciuto a Mestre, Villalta arrivò nella città delle due Torri nel 1976 per la cifra record di 400 milioni di lire e, con le sue quindici stagioni in bianconero, è tutt'oggi una delle bandiere più riconoscibili della Virtus con tre scudetti, due Coppe Italia e oltre 7mila punti segnati in bianconero.
La conferma del tricolore sul petto, in questo splendido 1980, arriva dopo due combattutissime partite contro la Gabetti Cantù, giustiziera, in semifinale, della Billy Milano, ancora una volta vincitrice della regular season ma rimasta, alla fine, a mani vuote. In quella squadra, però, non c'era solo Villalta: oltre a Caglieris, non si può non citare il “professor” Kresmir Cosic, giocatore di talento e classe sopraffina capace di dominare in qualsiasi circostanza. Per Milano, però, quello sarà un vero e proprio anno zero.
L'avvicendamento tra Bogoncelli e Gabetti, infatti, segna nella storia dell'Olimpia un altro spartiacque dando vita al secondo dei grandi cicli vincenti sotto la Madonnina. Per questo, impossibile non ricordare Adolfo Bogoncelli, storico patron meneghino.
Entrato in contatto quasi per caso con il basket andando ad assistere a una sfida tra il Dopolavoro Borletti e la “sua” Ginnastica Triestina, nel 1947 ha finito per rilevarne il titolo sportivo, i giocatori e i titoli vinti, dando vita così all'attuale Olimpia Milano. Il resto è storia con la crescita vertiginosa che, in pochi anni, ha fruttato a Milano quindici scudetti, una Coppa Italia, tre Coppe delle Coppe e la prima Coppa dei Campioni del 1966 e ha riportato al vertice la città della Madonnina.
Oltre ai tanti successi, l'imprenditore veneto ha introdotto gli stranieri in Italia, è stato il precursore della prima Lega delle squadre di Serie A ed è riuscito a trascinare (senza prevederlo) oltre 20mila persone al velodromo Vigorelli per vedere gli Harlem Globetrotters. Senza dimenticare uno dei primi grandi abbinamenti con uno sponsor, quel legame profondo instaurato con la Simmenthal.
Quell'anno, però, Milano si deve inchinare ai rivali storici di Cantù. A dire il vero, però, per la Gabetti il 1980 si rivela una stagione quasi stregata: oltre alla sconfitta in finale Scudetto contro la Virtus, i brianzoli escono battuti anche nell'ultimo atto di Coppa delle Coppe. Una caduta che brucia ai biancazzurri, specialmente visto che è maturata contro i “cugini” della Emerson Varese: Meneghin, Ossola, Morse, Colombo e Seals sono solo alcuni dei protagonisti del ritorno alla vittoria in Europa dei Prealpini, l'ultima della sua gloriosa storia. Ma le gioie tricolori non finiscono qui.
Protagonista, stavolta, fu anche la Sebastiani Rieti di un indimenticato Willie Sojourner che vendicò la sconfitta dell'anno prima e, contro il Cibona Zagabria, conquistò una storica Coppa Korac sotto la guida di Elio Pentassuglia.
Il 1980, però, va ricordato anche per il record di tifosi in trasferta. L'occasione è lo spareggio salvezza tra la Scavolini Pesaro e la Superga Mestre (che vantava, nelle giovanili, un certo Ettore Messina ai primi passi in panchina), disputatosi a Milano e terminato 71-70 in favore dei marchigiani: per l'occasione ben 77 pullman partirono dalle Marche a cui fecero da contraltare i 39 che giunsero dal Veneto.
Per la Scavolini tutta quella sofferenza è il preludio a un ventennio da protagonista. Merito anche di un dirigente come Eligio Palazzetti sotto la cui guida sono arrivati tutti i maggiori successi di Pesaro, dagli scudetti con Daye e Cook ai primi successi in Coppa delle Coppe e in Coppa Italia, anche se il suo merito maggiore è quello di aver portato in riva all'Adriatico un giocatore come Walter Magnifico.
E pensare che, secondo un aneddoto, il prescelto avrebbe dovuto essere un altro ma, grazie a un gatto nero, è stato proprio Palazzetti a decidere di girare la macchina e virare su Magnifico. I successi di questo bellissimo 1980, però, non finiscono qui.
Sul fronte femminile, infatti, Torino mette la ciliegina sul suo periodo d'oro, bissando il tricolore vinto la stagione precedente e conquistando la sua prima Coppa dei Campioni contro le bulgare del Mineur Pernik. Una squadra formidabile quella torinese, guidata sapientemente da Bruno Arrigoni in panchina e da due fenomeni come Lidia Gorlin e Wanda Sandon in campo. Per Torino il punto più alto della sua storia, per l'Italia la testimonianza di un'epoca d'oro che ha ancora molto da riservare.
- Personaggio dell'anno
Adolfo Bogoncelli
- Allenatore dell'anno
Sandro Gamba
- Atleta dell'anno
Renato Villalta
- Nazionale Italiana maschile
Olimpiadi, medaglia d'argento
- Scudetto maschile
Sinudyne Bologna
- Coppa Italia maschile
non disputata
- Supercoppa maschile
non disputata
- Coppa Campioni maschile
Real Madrid
- Coppa delle Coppe
Pallacanestro Varese
- Coppa Korac
Ferrarelle Rieti
- Promosse in Serie A1 maschile
Pagnossin Gorizia, Mercury Bologna,
Banco di Roma Roma e
Hurlngham Trieste
- Promosse in Serie A2 maschile
Pallacanestro Brindisi e
Leone Mare Livorno
- Nazionale Italiana femminile
Europei, 9° posto, Olimpiadi, 6° posto
- Scudetto femminile
Fiat Torino
- Coppa Italia femminile
non disputata
- Supercoppa femminile
non disputata
- Coppa Campioni femminile
Sisport Torino
- Coppa Ronchetti
Montmontaza Zagabria
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Superbasket # 42 (dicembre 2018-gennaio 2019) | Pagina 20-21