“Come sono diventato suo tifoso”

“Come sono diventato suo tifoso”

Indimenticabili quelle cene post-partita. E dopo Bologna, mi sono ritrovato al suo seguito in giro per l’Europa: a Barcellona, Mosca, Madrid… 

L’amicizia tra me ed Ettore Messina dura ormai da più di trent’anni, prima come sponsor e tifoso e poi solo come tifoso. Un lungo percorso caratterizzato da grandi soddisfazioni (più spesso), ma anche talvolta da cocenti delusioni. Tutto inizia a Bologna con la Virtus sponsorizzata Knorr e con l’addio di Bob Hill. È allora che con l’avvocato Gigi Porelli e Paolo Francia si decide di dare fiducia ad un giovane cresciuto in casa (Ettore, ovviamente) e di affidargli il ruolo di capo allenatore. Mai scelta fu più felice: insieme abbiamo vissuto grandissimi momenti di gioia, con una squadra capace di vincere tutto in Italia ed in Europa. Merito di grandi giocatori, certamente, ma soprattutto di un tecnico determinato, con le idee chiare e capace di imprimere un gioco vario e vincente, che da allora diviene il marchio di Ettore. Oltre ai risvolti tecnici, molto importante è anche il “terzo tempo”: dopo la partita si va tutti assieme a cena, mogli comprese, e questo certamente crea un forte spirito di coesione.

Questo primo ciclo si conclude quando Ettore accetta di allenare la Nazionale. E così mi ritrovo al porto di Barcellona a festeggiare la medaglia d’argento conquistata all’Europeo 1997. Terminata la rassegna continentale, dopo un incontro in momenti diversi tra Ettore, Danilovic, Cazzola ed il sottoscritto, le strade di tutti si incrociano di nuovo a Bologna per il secondo ciclo ancora targato K (stavolta Kinder). E ancora una squadra fortissima: Ettore, ulteriormente cresciuto, le “ricama” un gioco unico, su misura, capace di imporsi in Europa. E qui ha termine il lungo periodo italiano, celebrato dagli splendidi tifosi con un manifesto per le strade di Bologna. Così io mi trasformo in tifoso prima russo e poi madrileno, girando l’Europa e vivendo le partite insieme ai sostenitori di Cska e Real Madrid. Altre vittorie e momenti entusiasmanti, sul versante russo.

E arriviamo al punto della storia in cui Messina decide di lasciare il Real e successivamente di trasferirsi con armi e bagagli nel mondo Nba, prima a Los Angeles e poi a San Antonio, come secondo allenatore. Questo è il momento in cui la mia parte razionale prende il sopravvento sul tifoso e mi porta ad essere in disaccordo sia con l’abbandono tutto umorale di Madrid, lasciata con poche soddisfazioni, e poi con la scelta (peraltro comprensibilissima) di lasciare la stressante Europa per gli Usa.

La carrellata di una vita è conclusa: personalmente dubito che gli americani abbiano la forza e la personalità per scegliere un italiano come capoallenatore Nba. Naturalmente auguro di cuore ad Ettore che la mia convinzione sia smentita dai fatti!

© Riproduzione Riservata
Giganti # 4 (febbraio 2018) | Pagina 58

Roberto Dorigo

Ti potrebbero Interessare

Inizia a scrivere a premi Enter per cercare