La Misericordia ritrovata
Una magia di Venezia e dei Veneziani: il magnifico edificio, che risale al 1532, coniuga da secoli eccellenze diverse ed è una prova di come i cittadini sappiano adattarsi al mutare dei tempi, senza rinnegare storia e tradizione. Per anni casa della Reyer e palestra di insuperata suggestione, è stata restaurata nel 2016: ora è uno spazio flessibile, moderno e aperto al mondo
C’è un edificio, in centro storico a Venezia, che si può dire riassuma in sé una delle principali caratteristiche dei veneziani: la capacità di adattarsi alle diverse situazioni senza mai tradire la propria identità e mantenendo sempre un livello di eccellenza. Questo edificio, in una vocazione al rinnovamento che si è mantenuta inalterata dalla sua nascita ai nostri giorni, è la Scuola Grande della Misericordia. Per tutti, semplicemente, “La Misericordia”. Dire Misericordia e dire Reyer, per tanti anni (ed è ancora così per molti delle generazioni meno giovani, quelle che hanno vissuto l’edificio sansoviniano come palestra…), è stata la stessa cosa. “Ci vediamo alla Reyer?” era il modo in cui i tanti veneziani appassionati di basket si davano in corso di settimana l’appuntamento alla Misericordia per una domenica di sport, socialità e passione, in quell’incredibile tempio in cui sposare affreschi e palla a spicchi non è mai sembrata un’eresia.
Lì (su un campo da basket ancor più insolito perché collocato non a livello strada, ma al primo piano) gli orogranata hanno vinto i primi due scudetti della loro storia, traducendo in eccellenza sportiva un’eccellenza architettonica. E lì, oggi, quell’eccellenza architettonica si ripensa in varie forme, con una prospettiva che si spinge oltre gli stretti confini territoriali, offrendosi la “nuova” Misericordia come patrimonio non solo per “le” città di Venezia, di acqua e di terra, ma a disposizione del mondo intero come generatore di attività, spazio fluido flessibile ed adattabile, orientato verso un’unica direzione: promuovere scambi culturali e occasioni di incontro, sempre all’insegna di ciò che, attraverso la sua unicità qualitativa, è in grado di creare un arricchimento per tutti coloro che vengono in contatto. E, se questo è possibile, ancora una volta lo si deve alla lungimiranza e alla capacità di un uomo come Luigi Brugnaro, che ha saputo vedere oltre, dando il via ad un’opera di restauro, al tempo stesso rispettoso e all’insegna della tecnologia più avanzata, che ha restituito alla Misericordia una nuova vita. Una vita in cui storia e cultura dialogano con il territorio, declinando l’antica funzione sociale della Scuola in chiave moderna.
Perché, come detto, la Misericordia nasce fin dalle sue origini come spazio comunicativo complesso. Ancor prima di essere un luogo polifunzionale, era stata infatti voluta dal Doge Gritti come manifesto di prestigio e innovazione. Cominciata nel 1532, incompiuta alla morte di Sansovino, la “fabrica” della Scuola Nuova venne inaugurata solo nel 1583, ma gli interventi di completamento proseguirono per altri duecento anni. Poi, dall’inizio del diciannovesimo secolo, iniziarono i cambi di destinazione d’uso, da alloggio militare a magazzino, da Archivio di Stato a palestra: funzione, quest’ultima, che la Misericordia mantenne fino al 1991, quando iniziò un primo restauro, mai completato. Fu grazie al bando di un project financing e alla successiva collaborazione tra Comune e società SMV (del Gruppo Umana SpA) che il nuovo progetto di restauro, firmato dall’architetto Alberto Torsello, fu portato a termine, con la nuova inaugurazione della Misericordia, tornata ad essere una “macchina” al servizio della città, il 23 aprile 2016.
La Misericordia è tornata così ad essere un progetto in divenire, sostenibile per la delicata città lagunare, uno spazio in cui convergono riqualificazione urbana, cultura e aggregazione sociale, unico per volumi e superfici, consentendo la massima libertà nella realizzazione degli allestimenti e nell’utilizzo degli spazi. Potendo contare su volumi di circa 26.000 metri cubi, articolati su due piani, la fruibilità dello stabile è massima, all’insegna della modularità e della completa accessibilità per le persone disabili. Nella sala al pianterreno, ad esempio, è possibile oggi accogliere anche più eventi contemporaneamente. Al primo piano, il grande salone unico con pareti affrescate offre invece il salone più grande del centro storico veneziano insieme alla Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale. Nel perfetto dialogo tra storia e tradizione, il restauro ha dotato la Misericordia di tutti i servizi tecnologici più avanzati, con materiali studiati appositamente per consentire l’inserimento di strutture moderne senza alterare la struttura originaria dell’edificio. Si è venuta così a creare una location esclusiva, che perfettamente si sposa con l’ospitalità di eventi prestigiosi: dai meeting aziendali, alle mostre d’arte, a eventi insoliti come experience, performance o happening.
Insomma uno spazio vivo del quale Venezia è finalmente potuta tornare ad appropriarsi. Un nuovo cuore pulsante che Luigi Brugnaro ha permesso di riattivare nel cuore di una città solo apparentemente monumentale, ma che mantiene viva la voglia di confermarsi una grande città del presente e del futuro, sotto la scorza di quelli che, solo per chi non la conosce a fondo, possono sembrare esclusivamente gli echi dei fasti di un passato glorioso.
La scheda
Nel Medioevo erano comuni a Venezia e in altre città le cosiddette confraternite di fedeli, composte inizialmente da religiosi e poi anche dai laici. Si trattava di associazioni che promuovevano la fede, opere di beneficenza e assistenza, per esempio negli ospedali e negli ospizi, e successivamente anche la cultura. Fra queste c’erano i “Battuti”, termine che si riferisce all’autoflagellazione penitenziale, poi caduta progressivamente in disuso, attivi in Laguna dal 1308. Le “scuole” erano edifici, spesso monumentali, in grado di ospitare le adunate e le assemblee dei membri delle confraternite che ne finanziavano la costruzione. I “Battuti”, in collegamento con la chiesa dell’Abbazia della Misericordia, nel sestiere di Cannaregio, fecero edificare nel tempo due “scuole”, tuttora conservate: la Vecchia e la Nuova. Di quest’ultima parliamo nell’articolo. Il progetto è probabilmente del grande architetto Jacopo Sansovino che si occupò con certezza dei lavori dal 1534. L’inaugurazione avvenne nel 1583 ad opera del doge Nicolò Da Ponte. Il pianterreno è costituito da un ambiente suddiviso da colonne binate, mentre il primo piano è occupato da un unico vastissimo salone, alle cui pareti ci sono affreschi della scuola di Paolo Veronese, e che fu per decenni destinato a palestra delle varie sezioni della Reyer, fino al 1991.
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Giganti # 1 (gennaio-febbraio 2021) | Pagina 74-80