“Sa trasmettere lo spirito di squadra”

“Sa trasmettere lo spirito di squadra”

"Lo conobbi in una di quelle occasioni ufficiali quando era ancora presidente di Confindustria, un po’ di anni fa - ricorda Arrigo Cipriani -. Ci rincontrammo poco dopo la sua elezione a sindaco di Venezia. Mi disse schietto e diretto come sempre: “Tu hai votato Casson, vero?”. “Be’, io sì, effettivamente avevo votato per Casson. Ma più per una questione di amicizia personale. A me interessa poco la politica. Vado a persone. E io Casson lo conoscevo. Brugnaro imparai conoscerlo meglio in seguito. Ha una grande energia, è diretto. Ha quel carattere, a volte è spigoloso. Ma dice quel che pensa, non bluffa, è un uomo sincero e paga di persona quel che dice. Non so se riuscirà a fare tutto quel che crede, ma è sincero. Si, Brugnaro mi piace”.

Arrigo Cipriani è un oste. Meglio: è il proprietario di quella che per lui è “la Stanza”. L’Harry’s bar, è quella Stanza. Di cui lui, lo scrisse pure in un libro (uno dei tanti da lui pubblicati), ne è prigioniero da oltre cinquant’anni. E da qui, da questa meravigliosa finestra sul mondo, ha visto passare tutto e tutti. Non solo i protagonisti della sua Venezia, la città che conosce intimamente, pietra per pietra, alito per alito. Non solo quelli che contano - e sono stati tantissimi - ma tutti. Tutti.

“Questa - dice - è una città di pietre e di cittadini, son rimaste le pietre. Si è provincializzata, si è perso quel senso di cosmopolitismo. Il senso comune, la spiritualità del cittadino. Veda, questa è una città pettegola, si va a piedi, e dunque si parla. Le critiche del veneziano sono quello di uno che è abituato a parlare. Ancora di più oggi con Facebook. Con Facebook la democrazia è morta, comanda chi grida più forte. A Brugnaro consiglierei di curare i dettagli. Questa è una città che vive a piedi e dove dunque i dettagli si vedono”.

Cipriani racconta del suo ’66 (l’anno del 4 novembre, della grande acqua alta) di una città complessa, dei problemi del Mose, dei sindaci che si sono succeduti in questi ultimi tre decenni. “Brugnaro ha trovato un disastro e pian piano l’ha messo a posto, ha sistemato il Casinò”. Quando parla del suo Harry’s Bar, parla di libertà. “Pesi questo coltello; sente? È equilibrato! Prenda il bicchiere: sta in una mano, è sottile, si beve con semplicità. Sta comodo su questa sedia? È all’altezza giusta? Sente odori di cucina? Sente troppo caldo o troppo freddo? Niente menù degustazione, semplicità dei cibi tradizionali in piatti della dimensione giusta. Ecco - spiega - questo è il successo dell’Harry’s Bar. Si è liberi. Liberi da imposizioni. Liberi di stare bene. Questa è l’essenza dell’accoglienza. L’essenza dell’Harry’s Bar”.

Cipriani si racconta quasi tutti i giorni, mille volte al giorno, a tutti quelli che gli fanno sempre le stesse domande. Da sempre. E lui risponde sempre con la stessa intelligente eleganza. L’oste più famoso al mondo, si rivolge a tutti con la grazia semplice e discreta di chi ha visto un sacco di cose, di chi ha visto un’intera umanità appoggiare i gomiti su quei tavolini tondi fatti su misura. La sua è una sapienza stratificata, che si aggiunge a quella di suo padre, Giuseppe, da cui, dice, tantissimo ha preso. È forse una delle persone che meglio conosce Venezia. “Veda, fare il sindaco di Venezia è un’impresa quasi impossibile. È certamente impossibile diventare sindaco in maniera perfetta. Ci si può avvicinare. Cosa fa la differenza fra lui e gli altri che ci sono stati prima? Lui certamente. Penso alla Reyer, io che sono karateca. Veda, Brugnaro è riuscito a trasmettere lo spirito alla squadra. Vale sullo sport come su tutto il resto. A differenza degli altri Brugnaro sa circondarsi di gente in gamba”.

“Una cosa vorrei consigliargli, però. Propongo di mettere una tassa come hanno fatto a NY, o Dubai. Una tassa su ogni transizione commerciale. Sarebbe una vera boccata d’ossigeno per la città e si potrebbero fare tante cose, mi creda. Conosco bene New York. Pensi che lì siamo conosciuti per i gabinetti”. Gabinetti? “Certo, non ci si pensa mai. Quando si pensa ad un locale i gabinetti arrivano sempre ultimi. E sa perché? Perché abbiamo ancora la concezione cattolica per cui il bagno è il luogo dove si commette il peccato. Invece noi Cipriani a NY siamo conosciuti per i gabinetti. I gabinetti più belli li ho voluti io”.

Straordinario Cipriani. 

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Giganti # 1 (gennaio-febbraio 2021) | Pagina 72

Arrigo Cipriani

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