“Un uomo che ama il popolo”
Monsignor Ettore Fornezza è amico e padre spirituale di Brugnaro, che racconta anche così: “Sarebbe stato un buon vescovo e andrebbe d’accordo con Papa Francesco”
Monsignor Ettore Fornezza non è solo un prete per Venezia. E’ una piccola istituzione: veneziano doc, 81 anni, insegnante, parroco, pastore, presidente di una onlus intitolata a Giovanni Paolo I, quel Papa Luciani che servì, come segretario personale, prima del Conclave dell’agosto del 1998 che lo vide poi diventare (per soli 33 giorni) Santo Padre. Ma Monsignor Fornezza per Luigi Brugnaro è prima di ogni altra cosa un amico, un padre spirituale, un punto di riferimento.
“Lo conosco da una decina d’anni. Lo incontrai per la prima volta a Marghera nella sede di Umana. Cercavo un lavoro per un giovane immigrato del Bangladesh che frequentava la mia parrocchia e che sognava di fare il cuoco. Andai nel suo ufficio e lui mi ascoltò cercando di aiutarmi. Capii subito che era un uomo alla mano, schietto”. Quella “visita” in azienda lasciò il segno anche su Brugnaro. Don Fornezza gli era piaciuto e lo aveva colpito. “Qualche mese dopo fu lui a contattarmi. Cercava una chiesa dove battezzare la figlia Piera e sapendo che ero il delegato patriarcale di Torcello chiese a me di farlo nella Basilica dell’Assunta. Era un pomeriggio di giugno e venne con la sua compagna Stefania e la piccola Piera a casa mia, a Venezia, vicino alla chiesa di San Marcuola. Decidemmo data, ora della messa e parlammo di tante cose. Di cosa mi occupavo io, di cosa si occupava lui, di progetti, di basket, di Venezia. Fu quel giorno che si consolidò quella che è molto più di un’amicizia tra uomo e prete, un rapporto di grande spontaneità. Il battesimo della piccola Piera andò benissimo, una piccola festa in famiglia che poi si concluse con un pranzo in uno dei locali vicino al Ponte del Diavolo”.
Monsignor Fornezza è un prete che non ha peli sulla lingua. Se dovesse usare un aggettivo per definire Luigi Brugnaro quale sceglierebbe?
“Più che un aggettivo userei una definizione: un uomo che ama il popolo e che pone un occhio di riguardo alla vita cristiana. Ha la mia stima sia come politico che come imprenditore e come sportivo, soprattutto. Non dimentichiamo cosa significa la Reyer per la città di Venezia. E quello che lui ha fatto non solo per il basket ma anche per l’Antica Scuola della Misericordia”. Brugnaro e Venezia. “Le leggo anche io le critiche di alcuni veneziani che gli contestano di occuparsi e di parlare troppo di Mestre. Ma sbagliano. Qualche veneziano dovrebbe sforzarsi di comprendere meglio cosa significa governare due città come Venezia e Mestre assieme.
Lui ama questa terra indistintamente e non è uomo che fa promesse se non sa di poterle mantenere. Vi faccio un esempio: qualche tempo fa, quando ero ancora delegato della chiesa di San Michele, quella del cimitero di Venezia, uscii sui giornali locali per chiedere aiuto. Cadevano calcinacci e c’erano cedimenti, serviva un intervento urgente. Non era compito del sindaco occuparsene ma lui venne a vedere personalmente la situazione e fece intervenire chi poteva risolvere una questione che si trascinava da anni. E ora la chiesa è a posto.
Luigi è un uomo alla mano, che sa stare in mezzo alla gente. Una persona che ha una visione moderna, aperta, che non preclude. Si è fatto da solo, e unisce il talento da imprenditore alla passione per lo sport nel suo modo di essere. Quando decise di fare il sindaco non rimasi stupito: non credo abbia preso provvedimenti sbagliati. Tutto quello che lui fa e dice è frutto di valutazioni e verifiche. È un grande manager che ha esperienza della vita. Sarebbe stato un bravo vescovo e andrebbe molto d’accordo con Papa Francesco”.
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Giganti # 1 (gennaio-febbraio 2021) | Pagina 82