Le nuove gerarchie della Serie A post Coppa Italia
L'Olimpia Milano si conferma la squadra da battere, la Virtus Bologna deve ritrovarsi, Brescia e Tortona sono ormai realtà consolidate. Ecco cosa ci lascia in eredità, in vista del finale di stagione, la cinque giorni della Vitrifrigo Arena di Pesaro
Coppa Italia. Dove cominciare? Cominciamo da Pesaro, ottima scelta come sede di questa manifestazione. È un modo per riconoscere un club, la VL Pesaro, che ha dato tanto al Basket Italiano: grandi allenatori come Petar Skansi, Aza Nikolic, Valerio Bianchini, Sergio Scariolo ed Alberto Bucci; grandi giocatori come Walter Magnifico, Darren Daye, Darwin Cook, Dragan Kicanovic, Zeljko Jerkov e altri grandi personaggi come Valter Scavolini, recordman per anni consecutivi come sponsor e come proprietario; grande tifoseria, una città veramente di basket. Lo ricordo con grande rispetto: l’avversario più terribile per la mia Olimpia negli anni ’80. Meglio non si poteva fare.
Ovvio, come ogni anno, spezzo una lancia per una Coppa Italia più ampia: la Serie D si gioca ad ottobre; i superstiti della D affrontano la C-1 e C-2 a novembre; chi sopravvive va contro quelle della B-1 e B-2 a dicembre; quelle rimaste sfidano quelle dell’A-2 a gennaio; i 16 ancora in piedi vanno contro i 16 dell’A-1 a febbraio, tutto in una settimana. Impossibile? No. Anzi, ogni high school negli USA ha fatto un torneo a 16 nella pausa natalizia. Addirittura, la Lega Pubblica di Chicago fa 32 squadre! Facile: 4 gare degli ottavi il lunedì; 4 degli ottavi il martedì; 4 gare di quarti finale il mercoledì; pausa giovedì; 2 gare di semifinale il venerdì; 3° e 4° posto il sabato; 1° e 2° posto la domenica.
Ora il 2022. Devo dire, come nostalgico, che mi dispiace non avere visto società storiche, le mie grandi rivali ai tempi: Reyer Venezia; Fortitudo Bologna; Pallacanestro Cantù; Pallacanestro Varese; Auxilium Torino; Virtus Roma; Scavolini Pesaro e altre. Ma la legge dello sport è durissima! Come dicono negli USA: “Tu sei ciò che la classifica dice che sei!” E la classifica non mente mai. Poi, rispetto per chi è uscito nei quarti: Aquila Trento; NBB Brindisi; Dinamo Sassari; Allianz Trieste. Infine, sono sempre amante degli sponsor ed è stato bello, per me, vedere una ditta così importante come la Frecciarossa prestare il suo nome e il suo prestigio al basket. Una cosa da... prima classe.
Leonessa Brescia. Ha impegnato l’Olimpia al massimo. L’altro ieri qualcuno ha definito Brescia come ‘terza forza del campionato’. Ma, oggi come oggi, subito dopo la Coppa Italia, mio ranking personale avrebbe l’Olimpia al primo posto e Leonessa Brescia al secondo posto. Avevano pure la possibilità di battere l’Olimpia. Solo un attimo negativo nel primo quarto gli ha complicato la vita. Ma si tratta di una società solida, di un roster di giocatori ottimo (forse manca un super per competere con Milano alla pari) e di un coach con la C maiuscola come Alessandro Magro, che sa fare. Il suo time out nel primo quarto contro l’Olimpia (19-12 per Milano) ha fermato l’emorragia. Così si fa.
Olimpia Milano. L’A/X Exchange non è un bolide da Formula Uno, con partenze brucianti, accelerazioni mozzafiato e acrobazia nelle curve. Loro sono un TIR, un 18 ruote che prende la corsia centrale in Autostrada e non si sposta. Loro sono sostanza, costanza e identità. Loro non giocano ‘contro gli altri’. Sono gli altri che giocano contro di loro. Loro non giocano 20’ o 30’ come alcuni avversari. Loro giocano per 40’. Prego? Non brillano per bellezza? Bene, per chi ama le gare di schiacciate, c’è la TV. Prego? Hanno avuto momenti difficili? Bene, le grandi squadre sanno vincere anche quando le cose non vanno benissimo o quando non è la loro serata o quando manca un pezzo. Ecco l’Olimpia Milano.
Gli avversari dell’Olimpia si sono messi in difficoltà nel primo quarto, subendo la difesa da Eurolega dell’Olimpia, trovandosi sotto, dovendo fare una dura rimonta per rientrare in partita. Non hanno potuto seguire le ‘istruzioni per l’uso’ per compiere una rimonta: (a) prima la rimonta; (b) poi il SORPASSO; (c) infine, la CHIUSURA. Invece, si sono fermati dopo il primo passo! Si sono detti, “Oh, wow! Che fatica! Ma ora siamo in partita”. Una fatica non basta contro una grande come l’Olimpia. Ce ne vogliono tre, ognuna con un dispendio di energia da stendere un cavallo. Poi, ci sarà una sola opportunità per vincere contro l’Olimpia. Ci vuole sangue freddo, cinismo, freddezza. Non facile. Per niente.
MVP. È stato premiato Malcolm Delaney. Niente da dire. Ma qui si vede la grande qualità dell’Olimpia. Se l’avesse vinto Sergio Rodriguez? Anche qui, niente da dire. Delaney? Grande. Rodriguez? Grande. Ma mio voto personale va a Nicolò Melli. Per atteggiamento, leadership, solidità mi ricorda Dino Meneghin. Cioè, tutta sostanza e pochi fronzoli. Lui ti fa ciò che serve quando serve: un rimbalzo, un tagliafuori, un blocco, un passaggio, un tap-in, un aiuto difensivo. È un giocatore il cui valore non viene sempre espresso dalle statistiche. Ma lui, per me, è il giocatore dei momenti topici. Lui, ora, è ciò che si chiama una ‘presenza’. O, come Dino Meneghin, ‘uno che sposta’.
Virtus Bologna. Ovvio che il loro momento più critico della stagione è stato contro Tortona nella semifinale quando la squadra Campione d’Italia si è trovata a -24 (56-80) dopo tre quarti. Non ho dubbi sul motivo delle difficoltà: si trovano con i quattro giocatori più importanti, le guardie, con i bioritmi azzerati: Alessandro Pajola, Nico Mannion, Marco Belinelli e Milos Teodosic. Sia chiaro, ci sono diverse ragioni per tutto ciò: rientro dopo un infortunio, rientro dopo una lunga malattia, ecc. Pajola, Belinelli e Teodosic, insieme a Stefan Markovic, hanno dato una spinta verso lo scudetto l’anno scorso. Possono rimettere le cose a posto, con Mannion al posto di Markovic? Certo. Ma il tempo non gli è amico.
Derthona Tortona. I piccoli centri hanno fatto la storia del Basket Italiano: Varese, Cantù, Venezia, Siena, Treviso, Pesaro. Ora Tortona. Ormai non è più una rivelazione o una sorpresa. È una realtà. Anzi, con il Gruppo Gavio alle spalle, hanno solidità in ogni senso della parola. Con Marco Picchi come presidente, hanno esperienza e ‘know-how’. Poi, permettetemi di spendere più di una frase sull’allenatore Marco Ramondino. Dopo una lunga carriera come vice allenatore, ha fatto vedere tutto il suo valore in A-2 e ora in A-1. La sua vittoria contro la Virtus in semifinale è la seconda contro la Virtus quest’anno. E nessuno chiede più come l’ha fatto: difesa, disciplina, identità. Un capolavoro. Chapeau.
La Nazionale. Ormai ogni partita della Nazionale Italiana è uno spareggio. Ora sono loro a salire sul palcoscenico. Se io sono il CT, Meo Sacchetti, so benissimo che gli impegni sono durissimi, delicatissimi, nervosissimi. Ma avrei fiducia nella squadra. Ripeto qui ciò che ho detto l’estate scorsa: “Vedo la Nazionale giocare da quasi 50 anni, dal 1973. E non ho mai visto l’Italia fare una partita più bella di quella contro la Serbia a Belgrado”. Se possono giocare così di nuovo, possono raggiungere gli obiettivi fissati. La Nazionale è sempre la ‘prua della nave’ del Basket Italiano. L’Olimpiade raggiunta nel 2021 ci dice che quella nave sa fendere le onde più alte nel mare aperto. Come dicono, buon viaggio!
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Superbasket # 56 (marzo-aprile 2022) | Pagina 4-5