EA7 Emporio Armani Milano - Milano rilancia la candidatura per il primo trofeo della sua stagione
L’EA7 torna a Torino per cancellare il ricordo amaro del 2023 e riproporsi come squadra da battere in una Coppa Italia da affrontare con una infermeria meno affollata rispetto a mesi di emergenza. La vincitrice delle edizioni 2021 e 2022 tornerà protagonista assoluta?
Milano torna all’Inalpi Arena per scacciare lo spettro della comparsata senza gloria di 12 mesi fa. Il “Fantasma di Banco” da esorcizzare nell’edizione 2024 della Final Eight è quello della sconfitta nei quarti di finale contro Brescia della squadra che aveva vinto le precedenti due edizioni. Stavolta l’Olimpia ci arriva con un seed diverso dal numero 1, cosa che non accadeva dall’edizione 2020 di Pesaro. Tra infortuni e problemi di messa a punto, con un turnover di assetti per cause di forza maggiore e gerarchie modificate a ripetizione rispetto alla prima versione con Mirotic e senza Napier, il cammino stagionale dell’EA7 è stato piuttosto accidentato, e fisiologicamente mai contrassegnato dalla continuità. Ma la squadra di Messina sta progressivamente svuotando l’infermeria, nella kermesse torinese cerca consacrazione dei suoi progressi e della sua identità messa a punto nelle ultime settimane dopo il ritorno da Belgrado del play statunitense.
L'OBIETTIVO • Non esiste manifestazione italiana alla quale Milano non si presenti tra le naturali favorite a dispetto della posizione di partenza nel tabellone. L’Olimpia è “condannata” dal suo status di bicampione d’Italia in carica, e dal suo ruolo di primatista degli investimenti, ad essere sempre considerata tra le squadre da battere. Ma è naturale che Melli e compagni corrano per vincere una manifestazione che hanno conquistato 4 volte nelle ultime 8 edizioni, agganciando al vertice della classifica dei successi di sempre la coppia Virtus Bologna-Treviso. Per chi già c’era nel 2023, il desiderio di cancellare un ricordo amaro sarà una motivazione in più. Ma in generale la Final Eight di Torino è l’opportunità per dare un segnale alle avversarie in chiave tricolore che le difficoltà di inizio stagione sono alle spalle, e che la strada verso i playoff è in discesa.
IL CAMMINO • Qualche passo falso iniziale – primo stop alla seconda giornata a Napoli, imbattibilità casalinga saltata già alla quinta contro Pesaro – ha costretto l’Olimpia a rinviare l’appuntamento con la Coppa Italia fino alla giornata numero 15. Ossia fino al raid della Il T quotidiano Arena, dopo che il pass per l’Inalpi Arena era già stato staccato con la sconfitta di Scafati contro Tortona, riproponendo poi la sfida contro Trento nella quale la compagine di Messina aveva certificato la qualificazione. Milano non è stata quasi mai al comando della classifica, con i passi falsi della fase centrale dell’andata (3 sconfitte in 4 gare a Scafati, in casa con Pistoia ed a Sassari) che l’hanno fatta scivolare al
50% di vittorie dopo 10 gare. Poi l’hurrà casalingo nella rivincita scudetto con la Virtus Bologna ad inaugurare un ciclo di 3 successi in fila, e il punto esclamativo sul campo dell’Aquila dopo lo stop di fine 2023 sul campo di Brescia.
LA STELLA • Shavon Shields è il terminale principe di un’Olimpia che non può prescindere ad altissimo livello dalle creazioni dal palleggio del suo attaccante di maggior classe. Nella coralità alla base del “credo” di Ettore Messina, l’esterno di passaporto danese figlio di un Hall of Famer del football americano NFL è l’unico giocatore con licenza per mettersi in proprio. E sfruttare la sua capacità di creare dal palleggio per attaccare il canestro in maniera “Nord-Sud”: nel roster milanese abbondano i giocatori capaci di colpire in sospensione, ma sono pochi – e Shields è nettamente il migliore, per qualità dei polpastrelli unita ad abilità tecnica e fisicità – capaci di saltare l’uomo e andare fino in fondo, o comunque trovare una dimensione efficace in modalità “mid-range”. Poi la qualità delle esecuzioni e la profondità della panchina sono tali da poter nascondere pure l’assenza forzata dell’ex Vitoria. Ma la classe non è acqua, e Shavon ne ha tanta...
L'UOMO CHIAVE • Capitano, facilitatore, collante, architrave difensiva, regista occulto dell’attacco. Non può che essere Nicolò Melli il pezzo del puzzle che orienta tutti gli altri. Il 33enne lungo di Reggio Emilia è il leader occulto di una squadra nella quale esercita una profonda influenza tecnica e caratteriale. Si è prestato inizialmente ad un ruolo offensivo limitatissimo con Mirotic da primattore, poi in assenza dell’ala ex Barcellona ha ritrovato una dimensione realizzativa importante, mettendo comunque le sue doti di uomo-squadra al servizio di un’Olimpia che ha bisogno delle sue letture nei passaggi. Ma in una Milano meno soverchiante rispetto alle passate edizioni nel ferreo controllo dei tabelloni che rappresenta una chiave fondamentale per il basket “messiniano”, la sua presenza difensiva è ancor più basilare per permettere di imporre la forza del basket sostanzioso alla base dei successi dell’attuale ciclo dell’EA7.
IL PUNTO DI FORZA • L’identità basata su difesa ed esecuzioni che rappresenta il punto fermo del credo cestistico del suo allenatore, metabolizzata dalla squadra anche a dispetto delle molteplici variazioni del roster nel corso dei mesi. Se Milano impone il suo ferreo controllo alla partita, amministrando con efficacia i tempi del gioco e armando le tante mani calde del suo roster che conta anche su lunghi capaci di aprire il campo dall’arco come Voigtmann e lo stesso Melli, è difficile trovare chiavi per battere una squadra abituata a “macinare” gli avversari sul piano mentale. La difesa dell’Olimpia ti soffoca nelle spire della sua fisicità, l’attacco ti sfinisce con la capacità di eseguire fino agli ultimi secondi dell’azione. Se lasciata libera di tessere la sua tela, la squadra di Messina è difficilmente battibile in modalità control-game.
IL PUNTO INTERROGATIVO • Meno solida degli anni scorsi nell’impatto dei duelli in quota, e almeno fino al ritorno di Napier a volte “acefala” in regia con il fallimento dell’operazione Pangos 2.0. Se sale il ritmo e il livello atletico della partita, questa Olimpia può accusare difficoltà nel momento in cui la sua coralità non porta bottini offensivi continui, specie nelle serate in cui le triple non hanno esiti positivi. Il ritorno del play due volte campione NCAA a Connecticut ha ridato all’EA7 una guida sicura, ma a volte anche lo stesso Napier – quando aggredito da difensori più stazzati – può sbandare al volante, e la tenuta di strada dei MeninRed può risentirne. Per ora più in Eurolega che in campionato, ma il ricordo del quarto periodo dei quarti di finale con Brescia 2023 è indicativo in tal senso...
IL COACH • Ettore Messina è il “Re di Coppe”: sicuramente di quella italiana, avendone conquistate 9 tra Bologna, Treviso ed Olimpia, aggiungendone 2 in Russia vinte ai tempi del CSKA Mosca. Nessun altro tra gli allenatori al via della Final Eight 2024 pareggia il palmarès personale del tecnico nativo di Catania, né tantomeno l’esperienza di manifestazioni in modalità “elimination games” di Messina. Che in una competizione nella quale l’infermeria milanese, sovraffollata per tanti mesi, dovrebbe finalmente essere quasi vuota, potrà iniziare a dare indicazioni più concrete sulle scelte di turnover degli stranieri per giocarsi un obiettivo concreto. Prima con Mirotic, poi a poco a poco senza l’asso montenegrino, con Lo a lungo ai box, Shields fuori nel finale del girone d’andata, Baron quasi mai utilizzabile ed Hines schierato per la prima volta in campionato nel turno numero 13, le decisioni di campo sono sempre state condizionate da fattori “medicali”. Ora saranno maggiori le scelte tecniche rispetto a quelle forzate dalle indicazioni dei dottori, e arriveranno indicazioni importanti anche nell’ottica del rush finale in chiave scudetto.
IL PRECEDENTE • Il 74-79 del turno del 7 gennaio, con Milano priva di Shields, Baron, Lo e Mirotic – e Trento senza Hubb – è un precedente solo parzialmente indicativo, alla luce delle condizioni particolari del match di campionato. Che dimostra però la capacità di resilienza di una EA7 presentatasi alla Il T quotidiano Arena con le fatiche del doppio turno di Eurolega da smaltire ed un roster meno “infinito” rispetto alla normalità. Ma le armi con le quali la squadra di Messina ha espugnato il campo della Dolomiti Energia sono quelle tradizionali della sua identità: controllo del ritmo attraverso il controllo dei tabelloni, esecuzioni lineari per armare le mani dei fucilieri perimetrali (niente Shields? Ecco Hall e Bortolani, 28 punti in due). E poi la leadership ritrovata di Shabazz Napier, con i punti sicurezza dopo aver girato l’inerzia negativa del primo quarto. Ora entrambe le squadre avranno carte in più da giocare a Torino, ma la strada che l’Olimpia vuol percorrere sarà sostanzialmente analoga a quella già intrapresa, con esiti brillanti, nel match di campionato.
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Superbasket # 65 (febbraio-marzo 2024) | Pagina 20-23