La passione per la vita di un cuore nerazzurro
C’è una cosa sola che accomuna il Sergio Scariolo bambino, il ragazzo, l’adulto, l’allenatore di basket oggi tra i più affermati al mondo: il tifo per l’Inter. «Amala», dice il famoso slogan in cui si riconoscono gli interisti di ogni età e latitudine, e così ha sempre fatto Scariolo: ha amato la squadra nerazzurra nei periodi di vacche magre e grasse, nella buona e nella cattiva sorte. «Ne abbiamo perse di partite, ne abbiamo avute di stagioni grigie, ma non ho mai avuto la minima tentazione o il dubbio di doverla mollare» spiega lui, che ha ormai ampiamente superato il mezzo secolo di fedeltà alla causa nerazzurra.
«Ho iniziato da bambino, metà anni 60, ancora si parlava della Grande Inter due volte in fila campione d’Europa, ma i primissimi ricordi che ho sono di sconfitte brucianti, la finale di Coppa Campioni persa contro il Celtic Glasgow e lo scudetto perso all’ultima giornata con la Juventus, subito dopo. Era il 1967, quindi avevo sei anni».
Età e lunga militanza consentono a Scariolo di spaziare in lungo e in largo, e con competenza, nella grande storia nerazzurra. «Idolo di sempre, Sandro Mazzola, dall’infanzia fino ad oggi. Ma ho amato tanti altri grandi giocatori dell’Inter, e con alcuni ho anche stretto amicizia, come Spillo Altobelli, o Nicola Berti, e Gianluca Pagliuca. Ho incontrato Giacinto Facchetti, un uomo di classe ed eleganza straordinarie. Un’altra grande persona che mi ha fatto colpo è Javier Zanetti. Ed una volta all’aeroporto mi sono emozionato incrociando Luisito Suarez. Allenatori? Ho adorato Helenio Herrera e ammirato Mourinho, ma ognuno ha una propria identità e una propria storia, in nessuno credo ci si possa identificare completamente».
La maglia nerazzurra, prezioso regalo dei genitori, delle foto da bambino, è solo la prima di una ricca collezione, in tempi recenti certamente favorita dallo status di tifoso-vip. «Ho sempre avuto maglie dell’Inter, e qualcuna me l’ha anche regalata il club, anche di personalizzate col mio nome» racconta.
Se il basket è scienza, razionalità, ricerca della perfezione, ed il calcio è fantasia, istinto, imprevedibilità, ecco forse spiegato perché coach Scariolo è il dottor Jeckyll che diventa il tifoso interista mister Hyde. «Questo fenomeno ha una definizione molto calzante: Pazza Inter. Una squadra che fa sempre battere il cuore. Una delle pochissime cose della vita in cui emozione e passione si sovrappongono completamente al razionale».
L’uomo che da quattro decenni nel basket non lascia niente al caso, della sua squadra di calcio si racconta follemente innamorato come il primo giorno. O come quello che nel maggio 2010, da allenatore del Khimki Mosca, alla vigilia di una partita di playoff, si sciroppò un tour de force Mosca-Madrid-Mosca in meno di 24 ore («Chiedendo il permesso ai dirigenti del club, s’intende») per vedere dal vivo, al Bernabeu, la storica finale di Champions vinta sul Bayern con doppietta di Milito. «Da collega di un altro sport, capisco il problema: a nessun allenatore piace che la propria squadra sia considerata pazza, ma vorrebbe che giocasse in modo razionale. Ma da tifoso è diverso: è facile identificarsi nella pazzia della propria squadra del cuore».
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Giganti # 11 (maggio 2023) | Pagina 14-15