Schio perde il pelo, ma non il vizio
Le orange riscattano le delusioni della scorsa stagione rendendosi protagoniste di un’annata ai limiti della perfezione, coronata da uno Scudetto che vale l’ennesimo “Triplete tricolore” nella storia della società
Il proverbio originale si riferisce alla difficoltà nel perdere le cattive abitudini, ma in questo caso l’accezione è assolutamente positiva. Dopo aver centrato “solo” un obiettivo su tre durante la scorsa stagione, Schio quest’anno ha ripreso la propria marcia da schiacciasassi e ha arricchito ulteriormente una bacheca già fenomenale. Lo scudetto è infatti la ciliegina su un’annata praticamente perfetta, dove la Famila ha portato a casa il quinto “Triplete tricolore” della propria storia perdendo appena 2 partite sulle 37 disputate sul suolo nazionale. Se la 13° Coppa Italia e la 12° Supercoppa italiana non hanno fatto altro che implementare ulteriormente i record già abbondantemente detenuti dalla società veneta, l’11° tricolore consolida il terzo posto delle biancoarancio nell’albo d’oro, avvicinandole al secondo di Vicenza – distante ora una sola lunghezza – e al gradino più alto occupato dalla Pool Comense (ferma a quota 15).
Schio che tra l’altro, portando a casa rispettivamente 8 degli ultimi 11 scudetti, 9 delle ultime 12 Coppa Italia e 10 delle ultime 11 edizioni della Supercoppa italiana, raccoglie con maggiore forza l’eredità di superpotenza lasciata dalla polisportiva comasca, dominatrice delle competizioni nazionali dall’inizio degli anni ’90 ai primi anni del terzo millennio. Anzi, si potrebbe dire che l’allievo ha superato il maestro: le “Orange” sono infatti l’unica società nella storia del basket femminile nostrano ad ottenere almeno 10 titoli per ognuna delle tre competizioni nazionali, cosa che le rende per distacco la squadra più titolata d’Italia.
Uno scudetto da dominatrici
Non ci poteva essere riscatto migliore dopo la finale persa per 3-2 lo scorso anno nel derby veneto con la Reyer Venezia. Le ragazze agli ordini dell’esperto – e vincente - coach Georgios Dikaioulakos, con il greco alla sua prima avventura nel campionato italiano, hanno infatti dominato la stagione regolare vincendo tutte e 23 le partite disputate, facendo registrare il miglior attacco (77.7 punti segnati a gara) e la miglior difesa (51.1 punti subiti a gara). Una supremazia riscontrabile anche nei divari che Schio ha rifilato alle proprie avversarie: le “Orange” hanno portato a casa i match con uno scarto medio di 20 punti e in sole 5 occasioni il punteggio ha visto una differenza inferiore alla doppia cifra.
Un percorso da schiacciasassi che ai playoff è rimasto sostanzialmente invariato. Se il primato a livello realizzativo e difensivo non stupisce (77.4 i punti fatti e 65.3 quelli subiti di media), la novità è rappresentata dalla comparsa di due “macchie” sul percorso verso il titolo: la sconfitta rimediata in gara2 contro Ragusa nelle semifinali e quella riportata contro Bologna in gara3 delle finali. Un paio di passi falsi assolutamente passeggeri che rappresentano dei sassolini nelle scarpe nel percorso di dominio della postseason.
Le protagoniste
Lasciando da parte Charli Collier, Valeria De Pretto e Monika Grigalauskyte, i cui addii si sono concretizzati tra ottobre e febbraio, il gruppo che si è reso protagonista di questa strepitosa cavalcata verso il tricolore è caratterizzato da esperienza, chimica, solidità e un pizzico di giovane pazzia. Il nocciolo duro, piuttosto ampio, è composto da quelle giocatrici che indossano la casacca biancoarancio da almeno un paio di stagioni: dalla capitana Francesca Dotto a Sandrine Gruda, passando per Martina Crippa, Giorgia Sottana, Olbis André, Jasmine Keys e Kim Mestdagh. Ragazze che vantano avventure internazionali (Gruda e Mestdagh contano apparizioni in WNBA, Francia, Turchia, Spagna e Russia) e che da subito hanno costruito uno spogliatoio coeso ed in grado di spingere verso un’unica direzione, dimostrando spirito di sacrificio e disponibilità nel fare il lavoro sporco.
A queste sono state affiancate le giovani Beatrice Del Pero e Costanza Verona, classi 1999 che hanno saputo sfruttare in maniera intelligente il discreto spazio avuto durante tutto l’arco della stagione (21 partite giocate e 10.5 minuti di media per la prima, 30 partite giocate e 16.5 minuti di media per la seconda), mentre da febbraio si è inserita anche Aby Gaye, centro francese classe 1995 alla sua seconda esperienza fuori dai confini nazionali (dopo quella di Sopron).
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Superbasket # 57 (giugno-luglio 2022) | Pagina 44-46