SB 40°: 2018 Stefano Tonut
Stefano Tonut è come diversi giocatori in Serie A: figlio di un ex-giocatore della massima serie. Suo padre, Alberto Tonut, è stato nella squadra dell’Italia Campione d’Europa nel 1983. Poi, Brian Sacchetti, figlio di Romeo Sacchetti, oggi coach della Nazionale Italiana e anche pezzo fondamentale per la Nazionale quando ha vinto l’argento olimpico a Mosca nel 1980. Poi Amedeo Della Valle, figlio di Carlo Della Valle, super playmaker dell’Auxilium Torino. Ma Stefano Tonut non è, per niente, nell’ombra del padre. Come Della Valle, è stato un giocatore importantissimo nella conquista della medaglia d’oro negli Europei Under-20 del 2013, un’impresa impressionante.
Stefano Tonut è una guardia-ala di 194 cm, dotato di grande rapidità negli spazi brevi, grande velocità a tutto campo, grande elevazione per schiacciare in traffico. Per questo, è sempre una minaccia a rubare una palla, intercettare un passaggio o recuperare una palla vagante. E’ un eccellente difensore e anche un ottimo rimbalzata. In attacco, ha un preciso tiro da tre, un ottimo palleggio-arresto-tiro, e sa fare entrate con conclusione e fallo subìto, perché ha equilibrio in aria e non ha paura del contatto. Ha cominciato tutto a Monfalcone, 2010-11, poi tre anni alla Pallacanestro Trieste, sempre in A-2. Poi, nel 2015, il passaggio alla Reyer Venezia, squadra di vertice, squadra da Europa.
Stefano Tonut ha aiutato la Reyer a vincere lo scudetto nel 2016-17 e la FIBA Europe Cup nel 2017-18. E’ stato scelto da Ettore Messina per far parte della Nazionale che lottava per la qualificazione olimpica nel 2016, un segnale che il 23enne era già una realtà. E’ un sogno per qualsiasi allenatore perché riesce a dare il massimo come elemento del quintetto base o venendo dalla panchina. Tonut è ciò che gli allenatori chiamano: “Un giocatore d’impatto”. Vuol dire che ha un effetto sulla partita, sul gioco, sull’avversario. E’ uno che sembra freddo a vederlo giocare perché non parla e non fa scene. Come sanno tutti: sono quelli gli avversari che non solo vogliono vincere, vogliono ‘uccidere’.
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