La passione oltre le parole

La passione oltre le parole

Una vita in gioco tra progresso e giovani. Il fiero amore per il giornalismo sportivo 

A casa come in ufficio. Passione e professione erano una cosa sola per Aldo Giordani, lavoratore instancabile, formidabile curioso, sorprendente modernista. La pallacanestro era la sua vita e in gran parte anche la nostra. Molto per via degli orari rigidi e scanditi secondo le esigenze di giornali, Tv e partite; molto per la presenza tra le mura domestiche di una quantità esagerata di documenti, copie di quotidiani e riviste, stampe fotografiche, cimeli, memorabilia e onorificenze. Soprattutto appunti, tabellini e statistiche, note e ritagli. Risme di carta di allora, neutra e lucida, non bianca e opaca, fogli di carta carbone, barattoli di coccoina, nastro adesivo, buste e bustoni, forbici, negativi e rotoli di pellicole di vario formato. Quasi una replica della sua mitica redazione, disseminata e diffusa tra il suo studio e il suo angolo preferito in sala.

Protagonista assoluta la sua Olivetti Lettera 32 inseparabile, inviolabile, quasi imponente e sovrannaturale. Impossibile spostarla, troppo audace provare ad usarla. Tantissimi i libri, i volumi delle enciclopedie, i saggi e gli album. Non tanto sulle mensole e tra gli scaffali, ma più a portata di mano su tavoli, appoggi e ripiani, a circondare la sua poltrona distensiva, veri e propri cumuli di ispirazione, storie e mondi da esplorare.

Una grande libreria dinamica, in espansione nel tempo in ogni spazio casalingo raggiungibile e anche impossibile. Per noi ragazzi un’immersione quotidiana tra attualità, sport e pallacanestro, una fonte di sapere caleidoscopico e universale, sotto gli occhi ogni giorno pronta a essere sfogliata come una raccolta di storie di Instagram. Dall’America arrivavano pacchi di copie di riviste, i poster dei giocatori rivelati come dei e le telefonate degli esperti oltreoceano. Fuori la frenesia del boom, dentro il silenzio dei pensieri sempre in movimento verso il domani. Superbasket saltò fuori in automatico appropriandosi ogni settimana di un posto in prima fila sul tavolino di cristallo all’ingresso.

Dal verde del Guerin Sportivo, passando dal rosa della Gazzetta dello Sport, il rosso e le stelline delle sue copertine erano come un faro su un’avventura per noi naturale nella sua specialità. Non sappiamo se papà ci avesse pensato da sempre o quando l’idea diventò realizzabile. Di certo furono la passione, la determinazione e la dedizione senza limiti a dar vita a una novità editoriale così amata e cercata da tantissimi sportivi

Al suo giornale papà dedicava ogni respiro della sua esistenza vestendo ogni ruolo dell’impresa, con una regia originale in perfetto sincrono con i sogni dei tifosi. Con un’energia strepitosa, quando aveva più di cinquant’anni, si affidò al suo entusiasmo, alle competenze e alla capacità di contagiare il prossimo, puntando diretto verso il futuro. Aprendo nuovi orizzonti anche visionari, mai banali.

La sua creatura era il frutto di un laboratorio, dicono i suoi giovani collaboratori di allora, una start up si direbbe oggi. Un’esperienza unica i cui racconti emozionanti rimangono indelebili; l’affermazione di volontà e capacità; il riscontro ad una esigenza tecnica; un romanzo sportivo sorprendente. Un mondo in cui eravamo presenti e complici seppure lontani, affascinati dai racconti, dagli incontri e dagli episodi. Papà ne era molto orgoglioso pur nella sua discrezione e misura. Il dolore di non potersene più occupare, più che la malattia incurabile, gli è stato fatale.

Superbasket è uno degli esempi di coraggio, abnegazione e amore che ci ha lasciato. Una testimonianza che è un forte sprone ad agire sempre positivamente con animo generoso. Come una squadra sul parquet o un funambolo proiettato in aria verso il canestro. Massima gratitudine a chi nel tempo ha raccolto il suo spirito e a chi continuerà a seguirlo.  

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Superbasket # 42 (dicembre 2018-gennaio 2019) | Pagina 98

Claudia, Valeria e Marco Giordani

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