Come un coach geniale
Brugnaro è capace di visioni e intuizioni che gli consentono di individuare il problema, risolverlo e volare verso il successo
No, non sono stato il primo a capire che Luigi Brugnaro era un vero Gigante. Ma fra i primi, questo sì. Sono stato coinvolto nel progetto Reyer come consulente del presidente poco dopo il suo arrivo come proprietario-presidente-sponsor della gloriosa società veneziana, nel 2006. Già una persona che copre questi tre ruoli è lontanissimo dal passato o proviene dal futuro profondo. Lui mi ha fatto una grandissima impressione sin dall’inizio perché credeva fortemente nella sua visione: una Reyer Campione d’Italia. Ovvio, questo è un obiettivo per ogni presidente. Ma lui era speciale, e vi spiego perché.
Premessa. La Reyer maschile era in Serie B-1 al mio primo anno. Poi, con Eugenio Dalmasson in panchina, Venezia ha fatto il salto dalla B-1 all’A-2, una bellissima promozione. Dopo tre stagioni in A2, nel 2010-11, con Andrea Mazzon in panchina e con Tonino Zorzi come “senior coach”, la Reyer ha fatto il balzo dall’A-2 all’A-1. Poi le ultime straordinarie puntate, con l’approdo ai due scudetti 2017 e 2019 con coach Walter De Raffaele in panchina. Da notare che il club ha conquistato ogni promozione con un coach diverso, il che vuol dire che la società era una roccaforte solida, capace di mettere ogni suo allenatore nelle condizioni di fare bene. In questo ho notato un grandissimo e rarissimo talento di Luigi Brugnaro: l’abilità di scegliere gli uomini. Prendiamo Federico Casarin, ex-giocatore con una lunga carriera alle spalle in Serie A. Casarin è insieme alla Reyer sin dal giorno dell’arrivo di Luigi Brugnaro. Guarda caso, lo stesso Casarin è oggi presidente della squadra scudettata. Ed è stato premiato dalla Lega Basket Serie A come migliore dirigente dell’anno nel 2018. Quindi, Luigi Brugnaro ha riconosciuto il potenziale da grande dirigente di Casarin e non ha mai cambiato parere. Non vorrei fermarmi qui.
Avete notato che Alberto Billio è vice-allenatore della Reyer sin dall’inizio del progetto Brugnaro? Lo stesso discorso vale per Francesco Benedetti, responsabile del settore giovanile. Così anche Mauro Sartori, team manager che nel curriculum ha anche una breve parentesi con la Benetton Treviso. Quando un leader riesce ad ispirare una tale fedeltà ai suoi collaboratori, vuol dire che li sceglie bene, che li mette nelle migliori condizioni di lavorare, che dà loro spazio e autonomia. Insomma, lui permette loro di esprimersi al massimo, proprio come un grande allenatore.
Il Progetto Reyer-Brugnaro non si limita al settore maschile. Venezia ha anche una squadra femminile in Serie A che ha fatto una finale scudetto, ha vinto una coppa Italia ed è arrivata in finale di EuroCup. Brugnaro si è occupato poi dello storico campo di gara della “Misericordia” facendolo restaurare e restituendolo alla collettività e al mondo come centro di esposizioni temporanee. Il settore giovanile conta su una piccola armata di allenatori, scout, preparatori e dirigenti. Il presidente ha coinvolto nel progetto un’intera regione.
E non cito molte altre iniziative per limiti di spazio. Non a caso questo “uomo-fulmine” o deus ex machina è oggi Sindaco di Venezia. In tutto ciò, Luigi Brugnaro mi ricorda Silvio Berlusconi, che ho incontrato qualche volta anni fa; non dimenticherò mai quei momenti: ognuno valeva come un anno di università. Geni come Berlusconi e Brugnaro hanno una visione dei problemi diversa dalla nostra: loro li percepiscono come opportunità e colgono l’essenza della questione all’interno di un complesso di situazioni. Loro individuano le difficoltà e dicono “Ecco la grana più difficile, ed ecco la soluzione”. Sono capaci di intuizioni e hanno l’abilità di portare scelte, idee e progetti fino al successo finale. Merce rara.
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Giganti # 1 (gennaio-febbraio 2021) | Pagina 30