La coerenza di Michael Arcieri riporta Trieste in Serie A
Michael Arcieri compie un altro capolavoro. Riporta la Pallacanestro Trieste in A scommettendo su un allenatore americano, Jamion Christian, vincendo un campionato dopo il quinto posto della stagione regolare
Michael Arcieri, il “Re Mida” continua l’inarrestabile ascesa nel basket italiano. Dopo esser stato insignito quale miglior manager in LBA con Varese lo scorso anno, porta la Pallacanestro Trieste nella massima serie, dopo solo un anno di purgatorio. Il suo è un trionfo della coerenza, quella di investire su un allenatore americano, Jamion Christian, difeso a spada tratta anche quando veniva delegittimato per risultati che non arrivavano e un’identità di squadra inesistente. Mike Arcieri passa anche attraverso una dura contestazione, a metà stagione, momento in cui lui esalta la sua inossidabile filosofia. Quando, in un ambiente sportivo italico, sarebbe più facile avvicendare il coach e magari correre ai ripari rinforzando il roster con giocatori di nome, il manager di New York blinda l’allenatore senza possibilità di ravvedimento: antepone l’unità del gruppo, seppur falcidiata dagli infortuni di Justin Reyes e Giovanni Vildera, rispetto all’isterica corsa al rafforzamento strutturale.
La Pallacanestro Trieste nel mare in burrasca perde inopinate partite con Latina, Luiss Roma, Urania Milano, venendo travolta anche nel derby a Cividale. Il mantra rimane sempre quello per bocca di Arcieri: “Aspettiamo il rientro degli infortunati e saremo pronti per la post-season”. Il più indefesso e strenuo difensore della causa sente mancare il terreno sotto i piedi, la cocciuta nuotata controcorrente della società sembra più un esercizio di stile che reale base per un futuro migliore. Un altro momento chiave stagionale avviene dopo l’ultimo successo in stagione regolare, a Rieti. C’è un confronto schietto ma deciso fra i leader del gruppo squadra, Ruzzier e Filloy su tutti, con lo staff tecnico; si condividono, non si impongono, alcuni cambiamenti sulla metodologia d’allenamento e sullo studio delle avversarie. Coach Jamion Christian, da fine comunicatore, ha il grande merito di ascoltare con l’intelligenza di chi sa che può trarre dividendi, di chi sa che poi avrà la squadra dalla sua parte.
Parte così la “rivoluzione di Maggio/Giugno”, quando Trieste si affaccia ai playoff con l’improbo compito di dover sovvertire in ogni serie il fattore campo. La partenza con Torino è un segnale forte per la piazza ma anche alle dirette avversarie; espugnato due volte il Pala Gianni Asti, chiudendo con un perentorio 3 a 0 al Palatrieste. Il risultato del campo è figlio di una metamorfosi tecnico/tattica; Michele Ruzzier prende in mano le chiavi della squadra facendola girare come un orologio svizzero, i due stranieri Reyes e Brooks hanno una costanza di rendimento impressionante, Giovanni Vildera è la certezza sotto canestro ma quello che più impressiona è la capacità di trovare protagonisti diversi in ogni serata. In semifinale contro Forlì c’è un ulteriore upgrade a livello di gioco, certamente favorito dall’assenza di Kadeem Allen fra i romagnoli. Triestini dominano al PalaFiera senza nemmeno regalare l’illusione agli avversari di allungare la serie: altro 3 a 0 e finale contro la forte Acqua San Bernardo Cantù.
Nell’inferno del PalaFitLine di Desio forse il capolavoro stagionale, con due vittorie di straordinaria personalità, con una leggendaria gara 2 da parte di Justin Reyes. Si torna a Trieste con una gara 3 apparecchiata per i festeggiamenti finali; troppa euforia imballa il gruppo di coach Christian che deve soccombere ad un grande Anthony Hickey. È solo rimandato il momento della gloria. Quasi 13 mila spettatori in due sfide, biglietti introvabili da giorni, ed ecco che Trieste si prepara alla notte più lunga dell’anno. Quaranta minuti senza storia, un monologo giuliano che culmina con l’83 a 72 finale. In città è festa grande, il ritorno nella massima serie dopo solo un anno, risarcisce una piazza da sempre innamorata per la pallacanestro. È il trionfo di Michael Arcieri e della sua lungimiranza, di coach Jamion Christian, di un gruppo di uomini, prima che di giocatori, e di un triestino Mvp delle finali, Michele Ruzzier, illuminato protagonista dei playoff.
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Superbasket # 66 (giugno-luglio 202) | Pagina 42-45