Milano fa tris nel segno di Melli e Mirotic
Playoff in crescendo per l’EA7, che ha trovato in corsa la giusta intesa fra le due ali. Lo show inaugurale di Shields, la regia di Napier e la difesa di Tonut le chiavi del terzo Scudetto consecutivo vinto dall’Olimpia. I rimpianti di Bologna per lo stop casalingo inaugurale all’overtime
Milano conferma la sua egemonia nazionale con il terzo Scudetto consecutivo nel quarto duello in fila contro l’arcirivale Virtus Bologna. Le truppe corazzate di Ettore Messina hanno ragione della cavalleria leggera di Luca Banchi con un 3-1 perentorio. La misura dello scarto dell’ultimo atto tricolore non rende però merito all’equilibrio di una serie decisa dai dettagli nelle prime partite. L’eroe di Gara 4 è stato
un Nikola Mirotic devastante nella sua capacità di colpire da sotto e da fuori, aggiungendo anche un inusitato furore difensivo nel sostenere l’architrave Nik Melli a vincere il duello chiave contro Toko Shengelia. Il fuoriclasse montenegrino ha conquistato l’MVP della serie con la doppietta del Forum (21 punti in 23’ in Gara 3; 30 e 12 rimbalzi nel quarto atto) dopo aver “cileccato” le due gare di Bologna (7 e 13 punti con un complessivo 5/19 dal campo). Ma proprio quando contava è emersa la capacità di far convivere tecnicamente due ali per vocazione, spostatesi di una casella col passare del tempo: Nikola da numero 3 a numero 4, Nik da 4 a 5. E si è vista quell’alchimia che nella Milano di Peterson aveva permesso di godere appieno della classe di Bob McAdoo grazie al sacrificio difensivo di Dino Meneghin. Così l’Olimpia ha trovato quegli equilibri tecnico-tattici difficili da mettere a punto nei primi mesi di stagione, cercando di utilizzare l’azzurro e l’ex Barcellona nei ruoli originali.
Ma la questione non è solo tecnica: l’EA7 ammirata nei playoff, dopo il passo falso inaugurale dei quarti di finale contro Trento, ha capito che scherzando col fuoco dell’inconsistenza difensiva e dell’umoralità balistica avrebbe rischiato di farsi malissimo. E di chiudere con “zeru tituli” una stagione già troppo ricca di crolli quando sembrava aver trovato la quadra, vedi la finale di Coppa Italia contro Napoli. Da Gara 2 contro l’Aquila in poi, si è vista un’Olimpia sempre “allacciata” e sul pezzo, quantomeno a livello difensivo, proteggendo meglio i cristalli che sono stati la chiave del netto successo della serie con Brescia. E così, indossando la tuta blu per concentrarsi su difesa (in finale sontuoso Tonut su Belinelli) e rimbalzi, la squadra di Messina ha saputo evitare gli sbalzi di tensione legati a qualche fuorigiri offensivo e balistico. In particolare nel match inaugurale della serie, quello nel quale l’EA7 ha strappato il servizio alla Segafredo ribaltando il fattore campo davanti ai tifosi emiliani. Vittoria sofferta ottenuta seguendo canali diversi rispetto alle due gare del Forum, per una Milano cresciuta nelle pieghe della serie.
Al contrario la Virtus ha pagato probabilmente gli sforzi maggiori dei turni precedenti (9 gare tra quarti e semifinali contro le 7 disputate dalla compagine di Messina), giocando una partita sostanziosa in Gara 3 ma subendo nettamente l’iniziativa dei lombardi nell’ultima gara della stagione. Eppure il duello Scudetto è girato in Gara 1, quando l’Olimpia ha saputo reggere l’urto di un primo tempo offensivamente modesto (25 punti col 29% dal campo) aggrappandosi alla difesa per non precipitare dopo il +11 iniziale delle Vu Nere. La scossa è arrivata da Shabazz Napier, pilota provetto del cingolato milanese e molto più efficace in regia rispetto alla serie 2022/23 quando la difesa di Daniel Hackett ne aveva oscurato le idee. Al play ex campione NCAA il merito della tripla decisiva per agguantare l’overtime, risolto poi da una magica serie di dardi di uno Shavon Shields da record. Tre, sei, nove nel giro di 110 secondi, uguale 25 punti con 6/7 da 3 per il cannoniere di passaporto danese poi passato in seconda fila tra i protagonisti in casa Olimpia.
Il secondo atto a Bologna ha avuto esito analogo ma copione invertito: è stata Milano a partire fortissimo (13-26 a metà secondo quarto), smarrendo le chiavi del suo basket sincopato contro un’avversaria che è riuscita ad alzare il ritmo secondo le sue necessità. La scossa del ritorno a referto di Jordan Mickey ha cambiato l’inerzia della serie ed ha permesso alla Virtus di pareggiare i conti in Gara 2, riaprendo la serie in vista delle due gare al Forum. La prima delle quali è stata equilibratissima, al di là del finale velenoso legato alla questione arbitrale che ha generato polemiche per la rimessa a 1 secondo e 60 centesimi dalla sirena (il punteggio diceva 81-78 Milano) prima assegnata alla Segafredo, e poi invertita dal primo arbitro Carmelo Paternicò dopo aver visionato l’instant replay. Ma il basket non è il calcio, e un episodio non può dirimere l’esito di una partita comunque vissuta stabilmente sul piano dell’equilibrio. Che l’EA7 ha condotto a lungo, trovando tante soluzioni interne in una serata di siccità perimetrale da 6/24 da 3. E la Virtus ha tenuto aperta con grande orgoglio, fallendo due volte il pareggio dall’arco nel possesso precedente alla rimessa invertita dagli arbitri.
Alla fine, però, aver vinto pur sparando a salve da fuori ha dato sicurezza a Milano, che in Gara 4 ha cavalcato subito un Mirotic in versione superstar (18 punti in 12’ nel primo tempo). Invece troppi big della Segafredo, ad iniziare dai pilastri offensivi Belinelli e Shengelia, sono arrivati senza più energie nelle gambe, lasciando stabilmente l’iniziativa all’Olimpia a dispetto dell’orgoglioso rush finale dal -21 al -7. Per tanti mesi la Virtus è apparsa superiore all’EA7; ma conta arrivare pronti quando si assegna lo Scudetto. E nel mese decisivo si è vista la Milano che il Forum sognava da ottobre. Meglio tardi che mai, potrebbero affermare i protagonisti del “three-peat” alzando la coppa consegnata dal Presidente di Lega Basket Umberto Gandini.
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Superbasket # 66 (giugno-luglio 2024) | Pagina 6-10