Cerella: “Ho una visione imprenditoriale dentro di me, ritengo che in Italia si possa fare imprenditoria”

Cerella: “Ho una visione imprenditoriale dentro di me, ritengo che in Italia si possa fare imprenditoria”

Ancora pochi mesi di basket giocato con la maglia della Blu Basket Treviglio, e poi Bruno Cerella appenderà le scarpe al chiodo dopo una carriera ricca di successi, soddisfazioni e amore del pubblico.
Intervistato da Giulia Piscina per il magazine Forbes Small Giants, ha raccontato la sua vita fuori dal parquet, con numerose attività imprenditoriali già in corso d'opera e una grande attenzione per tutto ciò che riguarderà la sua vita post agonistica.

Un estratto delle sue dichiarazioni.

Lei ha iniziato precocemente a gettare le fondamenta del suo futuro. È tutto ‘cemento’ del suo sacco o qualcuno l’ha indirizzata in questa strada?

Sono la terza generazione di una famiglia di costruttori, partendo da quella di mio nonno spagnolo arrivato in Argentina all'inizio del ‘900. Subentrò poi mia madre con un’agenzia immobiliare e impresa edile. All’età di 25 anni ho chiesto proprio a lei di darmi una mano a comprendere come muovermi per fare i primi investimenti in territorio italiano. Durante la carriera sportiva sono sempre stato curioso. Ho avuto in mano la gestione delle mie finanze e del mio portafoglio. Ho una visione imprenditoriale dentro di me che mi ha permesso di fare i primi passi con molto coraggio in un Paese straniero.

Qual è il focus della sua attività imprenditoriale e che cosa significa per lei fare impresa in Italia?

Ho avuto la fortuna di incontrare il mio socio, Giancarlo Di Giuseppe, che ritengo essere la mia forza. Con lui abbiamo coltivato una visione che è poi diventata una missione. Nasce Vivir Dc con la volontà di creare un progetto sostenibile, non solo limitandoci a riqualificare la città dal punto di vista urbanistico e architettonico, ma creando valore attraverso i nostri progetti, ossia una visione che non tende al concetto ‘finito’ degli utili delle operazioni, ma punta a qualcosa di ben più ampio. Non è cosa fai, ma come la fai. Alla base di questo progetto ci sono i nostri valori, scegliamo con cura le persone con cui collaboriamo. Vogliamo provare a fare un business moderno, dinamico e flessibile, perché siamo in un periodo altamente mutevole, oltreché consapevoli che bisogna adattarsi velocemente. Vengo dall'Argentina, dove la mia famiglia, anche col 150% di inflazione all’anno, è riuscita a fare impresa. Ritengo che in Italia ancora si possa fare imprenditoria, soprattutto perché il sistema finanziario continua a mostrare maggiore stabilità rispetto ad altri Paesi.

Nel suo percorso non c'è solo l'impresa, ma anche tanta voglia di dare indietro. Tra i progetti benefici anche Slums Dunk, che oggi è in quattro continenti.

Slums Dunk nasce con la voglia di ridare qualcosa indietro allo sport. All’età di 23 anni, insieme all’amico Tommy Marino, abbiamo fatto un viaggio in Kenya. Abbiamo giocato a basket nelle diverse baraccopoli. Quando siamo rientrati abbiamo deciso di trasformare questa esperienza in un progetto concreto, che portasse valori e opportunità nella vita delle persone attraverso lo sport. In ogni parte del mondo collaboriamo con associazioni che si occupano di salute ed educazione scolastica. Il nostro obiettivo non è cercare talenti, ma creare un ponte
per allontanare ragazzi e ragazze dalla prostituzione, dalle droghe, dalla criminalità e avvicinarli ad un’educazione completa. Siamo presenti in quattro continenti, perché la nostra missione è quella di accorciare le distanze culturali. Ad oggi abbiamo 105 giovani con borse di studio per merito sportivo e questo ci riempie il cuore, considerando che la maggior parte di loro non potrebbe permettersi di continuare un percorso scolastico al di là della primary school. Vogliamo creare delle vere e proprie academy, formando allenatori, costruendo campi e creando attività sostenibili nel tempo.

Lo sport è la filosofia delle sue attività imprenditoriali?

Per me lo sport è stato un meraviglioso strumento. Mi ha portato a vivere tutte queste esperienze, dall’essere qui in Italia allo sviluppare un’associazione come Slums Dunk, fino a creare il mio mondo imprenditoriale attraverso una fitta rete di persone scelte. Quindi devo dire che sono fortunato ad aver vissuto lo sport in questo modo e di essere arrivato ad altissimi livelli. Mi sono spaccato (in tutti i sensi, anche fisicamente) per arrivare qui, credendo nella costanza e nella dedizione al lavoro e non solo nel talento che mi ha dato la natura. Sto facendo lo stesso a livello imprenditoriale. Ho sempre pensato che i piccoli passi portino a creare qualcosa di stabile. Non c'è niente di più bello e prezioso di scegliere le persone con cui collabori in base ai tuoi valori: questo determinerà la qualità del lavoro e il successo di ciò che costruisci

Redazione Superbasket

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