Schio, che stagione! Fa il pieno in Italia e sale sul podio europeo
Il 12° scudetto corona un’annata d’oro per il Famila, che ha centrato il secondo “triplete” consecutivo e un’inedita qualificazione alla Final Four di Eurolega. Record di pubblico a Bologna
Marina Mabrey marcata da Cecilia Zandalasini fuori dall’arco dei tre punti. Ultimo minuto di gara-2 in finale-scudetto: Schio con un punto di vantaggio su Bologna, se vince è campione d’Italia. L’americana del Famila, in palleggio, sbilancia l'azzurra della Virtus Segafredo fintando di andare verso l'area, poi arretra di un passo e segna l’ottava tripla della sua clamorosa serata da 37 punti. L’azione che ha deciso la serie per il tricolore è la fotografia di una stagione in cui le Orange hanno nuovamente raggiunto tutti gli obiettivi, in modo magari meno netto e dominante rispetto ad altri anni, ma con puntualità inesorabile nei momenti cruciali.
È stata una finale da ricordare, con l’unico neo di… essere durata troppo poco, appena due partite, che però hanno offerto il massimo per livello tecnico, emozioni (anche gara-1 si è risolta in volata con una tripla per Schio) e cornice di pubblico. Spettacolare il PalaDozza gremito da 5337 tifosi, record ufficiale per il basket femminile italiano; degna risposta dei quasi 3000 del PalaRomare, inviolato fortino delle campionesse d’Italia guidate, come lo scorso anno, dal coach greco Dikaioulakos.
DNA VINCENTE – Secondo “triplete” consecutivo di trofei per Schio nel 2022/23: la Supercoppa numero 13, la Coppa Italia numero 14,infine il dodicesimo scudetto, che vale l’aggancio alle conterranee di Vicenza: nella storia resta davanti solo la Comense a quota 15. Un palmarès, quello della società di patron Cestaro, che comprende anche tre coppe europee ed è stato quasi interamente collezionato nell’ultimo ventennio: un periodo di trionfi con pochi paragoni negli sport di squadra italiani. Al budget importante si somma una mentalità costruita nel tempo – dalla dirigenza e crediamo anche da una città che sa stringersi intorno alla squadra senza eccessi di pressione – tale per cui Schio, quando c’è un trofeo in palio, gioca con la sicurezza di chi ha già vinto tutto ma con la fame di chi non ha ancora vinto nulla. E così per le avversarie è davvero complicato scalzarla dal trono.
PODIO EUROPEO – Se nei confini italiani l’obiettivo era confermarsi, all’estero c’era un traguardo da conquistare per la prima volta nella storia della società (e che alla nostra pallacanestro femminile mancava da 21 anni): la qualificazione alla Final Four di Eurolega. Missione compiuta anche qui, piegando 2-1 Valencia in una serie-playoff tiratissima. La successiva sconfitta in semifinale contro il Fenerbahce della divina Breanna Stewart e di altre stelle assolute va considerata poco meno di una vittoria: la corazzata di Istanbul, che in finale ha spazzato via le connazionali di Mersin, ha dovuto soffrire fino all'ultimo per piegare una Schio che all’inferiorità individuale ha risposto con la forza del collettivo. Dimostrata anche in finale-terzo posto, battendo le padrone di casa di Praga con una tripla sulla sirena. Il premio di allenatore dell’anno a Dikaioulakos ha riconosciuto questo gran lavoro di squadra. Andava però completata l’opera al rientro in patria: c’era Venezia in agguato, in un derby ad alto rischio nella semifinale-playoff, che Schio avrebbe affrontato con energie in riserva dopo lo sforzo europeo e senza il centro titolare Ndour, non più disponibile per il resto della stagione. In effetti, nelle tre gare della serie, il Famila è sembrato più volte vicino ad abdicare. Sembrava, ma non lo era: tredicesima finale consecutiva raggiunta; come sia andata poi contro la Virtus lo abbiamo già raccontato.
LE PROTAGONISTE – Tre “mvp” diverse, una per ogni trofeo vinto: Ndour in Supercoppa, Howard in Coppa Italia, Mabrey in finale-scudetto. Tre fuoriclasse che hanno saputo convivere bene fra loro e con il resto del gruppo. Sempre nel reparto straniero, la tiratrice Mestdagh, al suo terzo anno in arancione, è stata preziosa seppure con cifre in leggero calo, mentre la lunga lituana Sventoraite, arrivata a stagione in corso, è cresciuta strada facendo. Ma c’è pure una forte impronta italiana in questa annata trionfale. Keys e Verona, a 25 e 23 anni rispettivamente, hanno raggiunto uno status da protagoniste anche in Europa. La classe e la leadership di Sottana, al suo settimo scudetto, la rendono ancora decisiva a 34 anni; Bestagno e Crippa fanno sempre quello che serve alla squadra; Penna ha saputo ritrovarsi dopo una stagione sofferta a Venezia.
PANORAMA – La Virtus Segafredo Bologna ha raggiunto due finali come lo scorso anno e per la prima volta ha chiuso in testa la stagione regolare. Non è però riuscita a mettere in bacheca il suo primo grande trofeo femminile: rispetto a Schio è mancato qualcosa nel roster guidato da Ticchi (nonostante due nazionali come Zandalasini e André e il poker d’assi stranieri formato da Dojkic, Laksa, Parker e Rupert) o soltanto il rendimento “killer” nei momenti decisivi? Domanda impervia. Il dato di fatto è l’ulteriore avvicinamento al vertice assoluto da parte della società, che se manterrà la freccia verso l’alto è destinata a raggiungere presto l’obiettivo. Le “V nere” hanno anche debuttato in Eurolega, senza superare la prima fase ma dimostrandosi all’altezza. Per l’Umana Reyer Venezia, oltre alla finale di Coppa Italia, all’impresa sfiorata con Schio nei playoff e alla semifinale raggiunta anche in EuroCup, la nota lieta è il pubblico ritrovato: il Taliercio si è riempito come negli anni migliori, appassionandosi a una squadra giovane, magari discontinua ma sempre interessante da seguire, con un bel gruppo di italiane emergenti, tra le quali ad avere il maggior minutaggio totale da coach Mazzon è stata la regista del 2004 Villa. Il quarto posto (equivalente al primo fra le “non corazzate”) è andato all’Allianz Geas Sesto S. Giovanni, che nei playoff, con molto merito del nucleo italiano, ha ribaltato le posizioni della stagione regolare con il Banco di Sardegna Sassari, autore di un’annata sopra ogni attesa. Sesta e settima la Passalacqua Ragusa del c.t. azzurro Lardo (subentrato in corsa) e La Molisana Campobasso, che nei quarti ha costretto Schio alla “bella”. L’ultimo biglietto-playoff è andato alla neopromossa Parking Graf Crema, in grande crescita nel ritorno. Salvezza diretta per il Fila S. Martino di Lupari, tramite playout per E-Work Faenza, Akronos Moncalieri e Gesam Gas Lucca. Retrocedono, dopo un solo anno in A1, Bruschi S. Giovanni Valdarno e RMB Brescia, quest’ultima però valorizzando il gioiello di casa, Zanardi: la playmaker classe 2005 è stata la miglior marcatrice italiana del campionato per media-punti, oltre 15, davanti a Carangelo (Sassari), Tagliamento (Moncalieri, a lungo fuori per infortunio ma tornata in tempo per le sfide-salvezza) e Milazzo (S. Martino). Questi i verdetti del campo.
Ma mentre scriviamo ci sono situazioni societarie in bilico tra continuazione e cessione dei diritti. Lo scenario che si sta delineando già da qualche stagione è quello di una massima serie in cui si entra e si rimane non solo per meriti agonistici, ma anche per disponibilità economica in grado di reggere costi che sembrano destinati a salire. Questo potrebbe favorire ulteriori ingressi di club attivi nel maschile: negli ultimi anni sono arrivate Virtus Bologna e Dinamo Sassari (c’era già la Reyer), altri potrebbero aggiungersi; e se il cambiamento avrà più rose che spine, darà una nuova dimensione al nostro basket femminile.
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Superbasket # 62 (luglio-agosto 2023) | Pagina 54-59