Perfezionista e predestinato con lo sguardo sempre avanti
Molti anni fa allenavo le giovanili dell’Olimpia Milano, precisamente le classi 1966, ’67 e ’68. Appena potevo, mi fermavo nella palestra secondaria del Palalido per assistere agli allenamenti della prima squadra, guidata da Dan Peterson. Le sessioni erano sempre a porte aperte e nella piccola tribuna almeno una volta alla settimana notavo un mio coetaneo che pochi mesi dopo avrei ritrovato come avversario in un torneo giovanile a Crema. Era Sergio Scariolo, allenatore delle giovanili di Brescia.
Correva la stagione 1980/81. Iniziò così il mio lungo rapporto con il protagonista di questo nuovo numero di Giganti del Basket. Nel 1984 siamo di nuovo insieme a Vigna di Valle per il centro addestramento reclute del servizio militare in Aeronautica, poi di nuovo avversari a livello giovanile: lui alla guida della Scavolini Pesaro, io a Fabriano. Nell’estate dell’89 il passaggio di Valerio Bianchini da Pesaro a Roma porta la promozione di Sergio alla guida della Scavolini e lui mi offre il ruolo di vice, che accetto. Due anni dopo, Scariolo passa a Desio, in A2, e dopo un anno mi vuole ancora come suo vice. Infine, nell’estate del 2003 sono ancora con lui alla Virtus Bologna per un paio di mesi, e ancora nel 2011 a Milano, con ruoli diversi.
Sono stato anche il suo agente per l’Italia, insieme ad un collega, per qualche anno. Insomma, è un rapporto che dura da più di quarant’anni. Proprio per questo, in tanti mi hanno fatto la domanda fatidica: chi è Sergio Roberto Scariolo? La mia risposta era ed è facile, oltre che ben informata: è semplicemente un grandissimo professionista. Dotato di una capacità di apprendimento fuori dal comune e una flessibilità mentale clamorosa. Quelle che gli consentono di essere sempre moderno, o forse è più giusto dire “avanti”. Un esempio? Sergio aveva da poco vinto lo scudetto con Pesaro, a nemmeno trent’anni, un record di precocità tuttora imbattuto, quando nell’autunno 1990 si affidò all’agente americano Warren LeGarie. Non solo a quell’epoca nessun allenatore aveva un agente, ma lui scelse direttamente un big americano!
Vista lunga, anche se all’epoca attirò qualche ironia. Ricordo ad esempio quella di Mauro Di Vincenzo, uno degli allenatori italiani di punta negli anni 80, che dopo una partita mi disse: «Scariolo ha preso LeGrie? Beh, certo, lui avrà un futuro nell’NBA». Ci aveva azzeccato il buon Di Vincenzo, anche se al tempo la sua era solo una simpatica battuta. Nel 2018 infatti, anche grazie a LeGarie, Sergio firmò proprio per l’NBA, ma quel che nemmeno Di Vincenzo aveva previsto è che poi nel 2019 Scariolo ne diventò campione, con i Toronto Raptors. Una perla, in un curriculum già lungo così… 4 titoli europei con la Spagna, un oro ai mondiali, un argento e un bronzo alle Olimpiadi…
Ho calcolato che Scariolo ha giocato almeno una finale per un titolo con 11 squadre diverse: Nazionale Militare, Scavolini Pesaro, Fortitudo Bologna, Tau Vitoria, Real Madrid, Unicaja Malaga, Khimki Mosca, Olimpia Milano, Toronto Raptors, Virtus Bologna e Nazionale Spagnola. Tre i titoli nazionali, con tre diversi club: Pesaro, Real Madrid, Malaga.
Sono passati 42 anni dalla prima volta che l’ho incontrato e nel frattempo lo studente in legge che allenava il minibasket a Brescia è diventato il più vincente allenatore dei tempi moderni di una nazionale maschile. Ma io ho sempre più apprezzato, col passare delle stagioni, la sua capacità di rimanere sé stesso, conservando le amicizie bresciane dell’infanzia e coltivando i rapporti umani dentro e fuori dal campo. E oggi posso solo augurarmi che il basket italiano lo “prenoti” subito per il post carriera da coach. Perché uno come Sergio sarebbe perfetto per guidare il movimento, dal fronte federale o da quello dei club professionisti.
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Giganti # 11 (maggio 2023) | Pagina 4-5