Una vita per mettere insieme il mio tesoro
Alberto Cecere ci porta in anteprima a scoprire i gioielli più preziosi della mostra di Pesaro, basata sulla sua collezione avviata 40 anni fa. “La porteremo anche in altre città”
Alberto Cecere, responsabile e curatore di Superbasket Memorabilia, ci illustra le caratteristiche della mostra “Superbasket 45°: i Tesori della Memoria”, il grande evento di Pesaro per celebrare il 45° compleanno di Superbasket. Iniziamo chiedendogli di raccontarci in breve cosa troveranno i visitatori.
“Il pubblico potrà esplorare gran parte della mia collezione, costruita in 40 anni di fatiche, impegno e ricerca continua di cimeli di grande valore. Oltre a questo, il percorso espositivo è completato da un contributo importante da parte di Superbasket, che mette a disposizione le copertine più belle ed importanti dei suoi 45 anni, in aggiunta ad alcune immagini clamorose, come ad esempio quelle dello spareggio per la salvezza tra Scavolini Pesaro e Superga Mestre del marzo 1980”.
Qual è l’attrazione principale della mostra? Ci puoi svelare qualcosa?
“Dal mio punto di vista è impossibile identificare un cimelio che spicchi sugli altri: ce ne sono moltissimi di grande valore e significato. Pensiamo ad esempio alla maglia donata dagli Harlem Globetrotters a Papa Francesco, la tuta di Drazen Petrovic, le canotte di alcuni giocatori NBA o del basket mondiale, vedi Nikos Galis e Oscar Schmidt, ma anche tantissimi altri oggetti e curiosità. La mostra è un’esposizione a 360°: non solo maglie e oggetti quindi, ma si possono ammirare anche gagliardetti, poster, manifesti, locandine, biglietti, il cesto di pesche originario, le scarpe e i palloni di ogni epoca".
C’è un oggetto che ha destato molta curiosità e che qualcuno ha addirittura ipotizzato possa riscrivere la storia della pallacanestro. Puoi dirci qualcosa di più?
“È un giornale, organo ufficiale della Federginnastica, datato 1° ottobre 1880, ben undici anni prima dell’invenzione del gioco di Naismith, che riporta la cronaca della Grande Festa di Ginnastica di Francoforte (25-29 luglio 1880), dove la delegazione italiana partecipò alle gare e visitò le fabbriche di materiali sportivi. In una di queste scoprì un misterioso oggetto: si tratta di un’asta in legno, alta poco più di 3 metri, con in cima una cesta di vimini verso la quale i giocatori lanciavano una palla di gomma cercando di fare canestro. La scoperta di questo documento è da attribuire a due amici veneziani: lo storico Giorgio Crovato e il giornalista Alessandro Rizzardini. Noi abbiamo il piacere di esporlo nel nostro evento per festeggiare i 45 anni di Superbasket a Pesaro”.
Ritorniamo alle origini, come nasce e si sviluppa la tua passione?
“Sono sempre stato un grande appassionato di pallacanestro. Insieme a Giampiero Hruby, frequentavo i campetti udinesi e praticamente vivevamo di pane e basket. Durante gli anni ho iniziato a fare delle ricerche sui nomi e sui colori delle maglie dei college USA, finché non ho incontrato un collezionista statunitense del Wisconsin, col quale ho cominciato a relazionarmi, e da lì ho scoperto un mondo a me sconosciuto, quello della memorabilia sportiva, che negli Stati Uniti invece era già molto frequentato. Se torno poi ancora più indietro con la memoria, ricordo di aver sfilato un polsino arancione ad un giocatore statunitense della mia città, che non toglievo neanche quando andavo a messa. Ecco, forse tutto nasce da lì”.
Dietro alla creazione della tua collezione e al tuo lavoro di ricerca c’è uno sforzo enorme. Come sei riuscito ad acculare un tesoro tanto imponente e prezioso?
“Ho iniziato usando la ‘tecnica della formichina’: partendo piano piano e dandomi un piccolo budget, ho iniziato a comprare i primi cimeli in un periodo in cui economicamente si poteva affrontare questo tipo di spese. Oggi è quasi impensabile perché il mercato del collezionismo di memorabilia sportiva, soprattutto negli USA, ha raggiunto dei picchi altissimi e i prezzi sono molto spesso inarrivabili. Nel tempo, la mia collezione si è arricchita sempre di più e devo ringraziare molti ex giocatori, ex dirigenti, ex arbitri o anche semplici appassionati che, vedendo anche la cura con cui conservavo il materiale, hanno pensato di donarmelo, contribuendo in maniera decisiva a farne una delle collezioni più importanti del mondo, se escludiamo gli Stati Uniti”.
Quali sono gli oggetti a cui sei più affezionato?
“È una domanda che mi fanno spesso. Io dico sempre che chiedere ad un collezionista quali siano i pezzi a cui è più legato, è come domandare ad un padre a quale dei figli voglia più bene. In realtà io sono talmente grato alle persone che mi hanno donato un oggetto, che anche un semplice adesivo di una società lo curo come faccio con la maglia di Larry Bird (ride, ndr). Ci sono comunque degli oggetti che per me hanno rappresentato dei turning point importantissimi: ad esempio, sono riuscito ad avere proprio la maglia di Larry Bird, che considero il giocatore più forte di sempre, e lì pensavo di aver raggiunto il mio apice, ma poi ho continuato. Ho la tuta autografata usata da Drazen Petrovic nel primo anno da rookie a Portland, le maglie di Oscar Schmidt del Brasile e di Caserta. Ultimamente ho recuperato la maglia che gli Harlem Globetrotters hanno donato a Papa Francesco in Piazza San Pietro, facendolo diventare membro onorario della squadra".
Pochi giorni fa il Corriere della Sera nell’edizione di Bologna, a firma Enrico Schiavina, ti ha definito “il più grande collezionista d’Europa di cimeli sul basket”. Che effetto ti fa un tale riconoscimento?
“Sono rimasto un po’ sorpreso da questa affermazione forte e scritta da un giornalista competente in materia. Mi fa chiaramente piacere, anche se non è detto che da qualche altra parte in Europa non ci sia un altro appassionato di basket, come lo sono io, che magari negli anni ha fatto il mio stesso lavoro. Definirmi “il più grande collezionista di cimeli in Europa” lo apprezzo molto, è motivo di orgoglio e soprattutto è lo stimolo per continuare a collezionare pezzi di prestigio, particolari ed esclusivi”.
Proprio a Bologna è prossimo all’apertura anche il Museo del Basket presso il PalaDozza. Da grande cultore della materia, cosa pensi di questo progetto?
“Lo conosco perché tre anni fa io e Giampiero Hruby siamo stati contattati dai responsabili per confrontarci e scambiare idee e pareri. Sono molto contento che a Bologna nasca un museo. Faccio i complimenti al Comune di Bologna per l’iniziativa, unica nel suo genere. D’altra parte, Bologna è chiamata Basket City anche per questo. Mi auguro che altre città italiane possano seguire il suo esempio, perché tutto questo valorizzerebbe ancor di più il nostro sport”.
Anche Pesaro però vanta una grande tradizione cestistica: tu e Giampiero Hruby (ideatore e promotore dell’evento) avete già in mente di replicare questa mostra anche in altre città italiane?
“La nostra esposizione nasce proprio per essere itinerante. Abbiamo trovato un grande entusiasmo da parte del comune di Pesaro, nella persona del sindaco Ricci e del vicesindaco Vimini, poi dal presidente del Consorzio Pesaro Basket, Franco Arceci, e da tutta la Vuelle Pesaro, dal presidente all’ultimo dei collaboratori, con un contributo importantissimo da parte del responsabile della comunicazione Elio Giuliani, anche lui collezionista. Loro sono gli artefici di questa iniziativa. Hanno voluto portare con convinzione la nostra collezione a Pesaro e per noi è motivo di grande orgoglio che questa esposizione sia entrata nel programma degli eventi di “Pesaro – Capitale italiana della cultura 2024”, pur con un anno di anticipo. Di tutto questo sia io che Giampiero siamo molto contenti e dobbiamo davvero fare un grande ringraziamento a tutti coloro che lo hanno permesso. Per il futuro posso dire che il blog di coach Dan Peterson (direttore di Superbasket ma soprattutto testimonial dell’iniziativa, ndr) ha raggiunto migliaia e migliaia di persone facendo scattare, ancor prima dell’inaugurazione, un grande interesse. In particolare, Giampiero è stato contattato da altre 3 città che si sono interessate alla nostra iniziativa, quindi nel 2024 ci sono buone possibilità che la mostra si possa replicare in un'altra città”.
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Superbasket # 61 (maggio-giugno 2023) | Pagina 12-14