Luigi Lamonica, Stoccolma 2003
«Mi sentivo come un ragazzino che per la prima volta si trova ad affrontare un qualcosa più grande di lui! Tale l’emozione che provai scendendo in campo ad arbitrare la prima partita del mio primo Europeo, Svezia settembre 2003. Emozione e paura di non essere adeguato al compito che mi veniva affidato; avevo 37 anni, se vogliamo ancora giovane per affrontare una esperienza di quel tipo… Per fortuna, dopo la palla a due iniziale entrai serenamente nel clima della gara: si affrontavano la Serbia-Montenegro e la Russia, andò tutto bene!».
«La convocazione per la fase finale di Stoccolma suonò per me come una bella promozione. Le mie sorti a un certo punto si sono incrociate con quelle della Nazionale azzurra: speravo che arrivasse al podio, perché questo voleva dire qualificazione alle Olimpiadi di Atene, e in tal caso c’era a disposizione il pass anche per un arbitro italiano… Non avrei mai immaginato che oltre a questo bel regalo (anche se poi ad Atene non andai per altri motivi), mi arrivasse anche quello della chiamata per la finalissima tra Lituania e Spagna. Per me fu come toccare il cielo con un dito…».
«Si giocava al Globe Arena di Stoccolma, un impianto dalla stranissima forma a palla, ma molto funzionale ed elegante, dentro sembrava un salotto. Era in programma prima la finale per il bronzo, in cui era impegnata l’Italia contro la Francia: fu una partita punto a punto, soffrii in silenzio – perché altrimenti non potevo fare – e dovetti poi contenere la gioia per la vittoria; un primo traguardo era stato raggiunto…».
«La finale per l’oro, per fortuna, filò liscia senza grossi problemi e senza episodi contestati. Una grande spinta per la vittoria la diedero i tifosi lituani, che raggiunsero Stoccolma con tutti i mezzi possibili, e che riempirono quell’arena con i colori della loro bandiera: è una delle immagini più belle che mi è rimasta di quella serata per me indimenticabile…».
Luigi Lamonica è nato a Pescara il 18 dicembre 1965. La prima volta che mise un fischietto in bocca per dirigere una partita di basket fu a 13 anni, e si trattò di un caso: in un torneo organizzato dal papà, vicepresidente di una società cestistica locale, l’Amatori Pescara, all’ultimo momento mancarono gli arbitri e gli venne intimato di sostituirli.
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Giganti # 10 (agosto 2022) | Pagina 65