Gli umori opposti in Europa si riflettono nel duello tricolore
Dodici mesi fa la Virtus prese spinta dall'eliminazione in EuroCup e travolse una Milano svuotata dalle fatiche di Eurolega. Stavolta bologna paga la rimonta europea, mentre l'olimpia trova linfa extra dalla sconfitta nella serie con l'Efes. Risultato opposto in Europa uguale risultato opposto anche in Italia
L'Europa ti dà, l'Europa ti toglie. Umori diametralmente opposti a parti invertite con le finali 2021/22 che si decidono anche in funzione della controtendenza di stati d'animo rispetto al 2020/21. Ossia la stagione del grande ritorno alle Final Four di Eurolega da parte di Milano, che coronò una regular season costellata di vittorie esterne col 3-2 nei quarti contro il Bayern Monaco, venendo respinta da una magia di Cory Higgins sulla soglia della finalissima di Colonia. Al contrario la Virtus, imbattuta nelle prime 19 gare di EuroCup, perse consecutivamente gara 2 e 3 delle semifinali contro Kazan, fallendo il primo assalto per lo sbarco in Eurolega. Risultato? L'Olimpia tornò dalla Germania con le pile scariche a livello fisico, e pagò tutto in un colpo le fatiche di una stagione da 92 partite afflosciandosi su sé stessa nella finalissima. Anche perché di fronte si trovò una squadra in missione: la delusione del match-ball casalingo per l'EuroCup sprecato contro l'Unics servì a dare una spinta extra ai bianconeri, che chiusero i playoff senza sconfitte anche grazie alla voglia di riscattare quel verdetto col senno di poi decisivo per il cambio in panchina Djordjevic-Scariolo.
Quest'anno è accaduto esattamente l'opposto: era Milano la squadra delusa dall'esito della sua avventura europea, avendo pagato a caro prezzo la somma di sfortune primaverili (il caso doping di Mitoglou, l'infortunio di Datome, le perdite di Melli e Delaney in gara 1 contro l'Efes) senza riuscire a coronare un'Eurolega da protagonista che l'aveva anche vista capolista solitaria nel girone d'andata. La campagna europea dell'Olimpia non si può certo definire un fallimento, ma di sicuro il finale è stato amaro. E siccome gli infortuni si sono riverberati anche sulla posizione di campionato, col sorpasso Segafredo dopo 24 giornate al comando dei Meninred, la voglia di riscatto è stata ancora più forte. La Virtus invece aveva colto la tanto agognata qualificazione all'Eurolega con un perfetto rush finale nei playoff di EuroCup: la formula ad eliminazione diretta sulla partita secca ha esaltato la classe e il talento dei veterani bianconeri, che hanno evitato le trappole costate care alle altre favorite, giocato una partita magistrale a Valencia e poi festeggiato in casa nella finalissima contro la rivelazione assoluta Bursaspor. Ma il cambio di ritmo dopo il flop della Coppa Italia, con l'innesto in corsa dei califfi Hackett e Shengelia su una squadra costretta svariate volte a cambiare gerarchie causa infortuni, ha avuto un effetto esaltante per tre mesi, fino a quando non è arrivato il conto da pagare in finale di fronte ad un'avversaria più solida nel rendimento e nelle gerarche come l'Olimpia.
Sbagliato pensare che la Virtus fosse paga dell'obiettivo Eurolega – alla prova dei fatti più importante rispetto alla conferma tricolore per guadagnarsi lo stesso status di Milano e duellare ad armi pari anche sul mercato – ed abbia affrontato la finale con leggerezza. Piuttosto si sono fatte sentire le fatiche della rimonta in Italia e in Europa (le Vu Nere erano entrate da quarte nel tabellone playoff). E così come lo scorso anno l'Europa aveva succhiato energie vitali all'Olimpia, quest'anno è stata la formazione di Scariolo a pagare dazio per i successi internazionali. Mentre al contrario l'Ax Exchange ha tratto linfa vitale dall'eliminazione in Eurolega, tirandosi a lucido sul piano della condizione e recuperando gli acciacchi dei big per arrivare pronta all'appuntamento tricolore.
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Superbasket # 57 (giugno-luglio 2022) | Pagina 18-19