Milano torna tricolore con una difesa da Eurolega
L'Olimpia di nuovo campione dopo 4 anni, ribaltando l'esito della finale 2020/21. Miglior condizione di forma, maggior impatto dei veterani, l'abitudine alla concentrazione costante mutuata dagli anni di vertice in Europa. Alla Segafredo non basta Shengelia, troppo limitato l'impatto degli esterni per la formazione di Sergio Scariolo
Milano risale dopo 4 anni sul trono d'Italia. L'Olimpia si aggiudica lo Scudetto numero 99 rompendo un digiuno che durava dal 2017/18. Il tricolore numero 29 della storia del club lombardo arriva ribaltando l'esito delle Finals 2020/21: così come nella stagione passata la squadra campione della regular season non capitalizza il vantaggio del fattore campo. Dallo 0-4 delle finali di 12 mesi fa con la Virtus due volte corsara al Forum nelle gare decisive della serie, al 4-2 favorevole all'Ax Exchange che strappa il servizio nel primo atto alla Segafredo Arena, e poi impone per tre volte consecutive la legge di Assago (22 vittorie su altrettante gare casalinghe in campionato nel 2021/22). Nonostante il maggior chilometraggio nel motore – 84 gare contro le 69 delle Vu Nere – la formazione di Messina è arrivata più pronta e rodata all'appuntamento tricolore rispetto al team di Scariolo, che pure si era presentato alle finalissime con un ruolino di marcia in Italia di 22 vittorie su 24 partite nell'anno solare 2022.
Recuperato capitan Melli dopo l'infortunio fatale per l'esito della serie playoff di Eurolega contro l'Efes, con un impatto offensivo determinante per gli esiti di gara 4, l'Olimpia ha spremuto il massimo dai suoi veterani più datati al contrario di una Virtus arrivata con meno energie nel serbatoio dei suoi big nati negli anni '80. Solare la differenza di rendimento dei rispettivi veteranissimi rispetto alle finali del 2020/21: se Hines era stato schiacciato sotto canestro dalla coppia Hunter-Gamble e Rodriguez messo in difficoltà dalla verve atletica di Pajola, quest'anno i giochi a due sul rodatissimo asse Chacho-Kyle hanno dato spesso una marcia in più all'attacco di Milano. E nelle gare chiave numero 1 e numero 4, la fisicità garantita dall'asse interno Hines-Melli ha permesso all'Olimpia di chiudere a doppia mandata l'area colorata, laddove la Virtus ha costruito i successi nelle sfide numero 2 e 5.
La Segafredo al contrario ha avuto solo sprazzi a fasi alterne dai vari Belinelli, Hackett e Teodosic: l'MVP del 2020/21 ha prodotto decisamente meno, e negli assetti e quintetti ruotati da Scariolo, troppo spesso la Virtus ha dovuto tenere conto della necessità di far quadrare gli equilibri difensivi dei suoi Over 35. Nel complesso le Vu Nere hanno vinto quando hanno trovato spazi dentro l'area con Shengelia (miglior attaccante di tutta la serie) e Jaiteh, ma hanno avuto troppo poco in attacco dai loro protagonisti annunciati contro una difesa milanese capace di imporre nei momenti caldi – vedi il decisivo 18-0 del quarto periodo di gara 4 – l'abitudine alla fisicità ed all'intensità corali maturata nelle ultime stagioni da playoff di Eurolega. Alla prova del campo, è emersa la piccola ma fondamentale differenza tra chi, come l'Olimpia, è avvezzo ai climi rudi dei campi della massima competizione continentale, ed è capace di giocare per 40 minuti allo stesso livello di concentrazione difensiva anche quando l'attacco non funziona. E chi, come la Virtus, ha tanti giocatori con lunghissima militanza di Eurolega, ma ancora non ha il vissuto di squadra necessario per restare per 40 minuti allo stesso livello di applicazione mentale, indispensabile per evitare quegli sbalzi di tensione fatali contro un'avversaria micidiale nella sua linearità come l'Ax Exchange.
La durezza fisica e mentale di Milano, unitamente ad una migliore condizione di forma contro una Virtus arrivata spremuta dopo una stagione dispendiosa e costellata di infortuni (non dimenticando le tegole iniziali Udoh e Abass, persi per la stagione in precampionato, con le aggiunte in corsa Sampson e Cordinier), è stata determinante per l'esito del duello tricolore a dispetto del maggior volume di fuoco offensivo che i bianconeri potevano gettare sul piatto della bilancia. La finale 2021/22 ha dunque evidenziato la necessità di qualche upgrade per reggere l'urto con le - almeno - 64 partite garantite della doppia regular season campionato-Eurolega che il prossimo anno vedrà impegnata la Segafredo. E con la necessità di conquistare subito il traguardo playoff in Europa per ottenere il rinnovo della licenza di partecipazione alla massima competizione europea, senza dover passare dalle questioni di politica sportiva per una wild card. Cambierà più del previsto Bologna, supportando il confermatissimo Shengelia con del vigore atletico dentro l'area (a partire da Mickey), ma mettendo mano anche ad un reparto esterni che nelle finali Scudetto ha faticato a generare produzione costante. Ma cambierà anche Milano, in parte per scelta (il Delaney appiedato dagli infortuni pre-playoff, rimpiazzato ottimamente dal meno appariscente ma più funzionale Grant) e in parte per necessità, visto che il Chacho Rodriguez ha scelto di tornare al Real Madrid per chiudere la sua straordinaria carriera dopo aver conquistato il primo Scudetto in Italia (il sesto assoluto, contandone 3 in Spagna e due in Russia).
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Superbasket # 57 (giugno-luglio 2022) | Pagina 6-10