“Relazioni al servizio della squadra”
Ettore è un mix di intelligenza, passione, determinazione e soprattutto capacità comunicative. Sa come indicare l’obiettivo comune
Quando la Virtus era la squadra italiana da emulare, Ettore era lì. Quando la corona passò alla Benetton Treviso, Ettore era lì. Quando il Cska era la più forte d’Europa, Ettore era lì. E oggi dov’è? Nella franchigia che tutti negli Stati Uniti ambiscono a imitare: San Antonio. Messina è sempre stato una parte fondamentale in squadre di grandi personalità. A Bologna, con Alfredo Cazzola e Roberto Brunamonti; a Treviso con Maurizio Gherardini e il signor Benetton; a Mosca con Sergey Kushchenko e Vera Vakulenko; e ora a San Antonio con Gregg Popovich e R.C. Buford.
Ettore mi ha raccontato di un momento fondamentale della sua gioventù, che lo aiutò a definire il suo futuro. Era un ragazzino, giocava a Venezia, alla Misericordia. Amava la pallacanestro e voleva diventare un giocatore. Voleva passare più tempo in palestra e così si offrì di allenare una squadra giovanile.
Un giorno, Tonino Zorzi, l’allenatore e leggenda della società, lo prese in disparte dopo una partita e gli diede un duro ma sincero consiglio: “Ettore, dimenticati del basket giocato - gli disse -, tu sei un allenatore, sei nato per farlo”. Fu doloroso, lui voleva giocare, come tutti i ragazzini. Ma era una saggia dritta: Ettore realizzò che poteva arrivare da qualche parte, sempre rimanendo nell’ambito che amava... allenando!
È diventato un grande coach. I record parlano da soli: 10 scudetti, 7 coppa Italia, 5 campionati russi, 4 Eurolega. Un futuro certo nella Hall of Fame. Quello che lo rende così bravo, secondo me, è una combinazione di intelligenza, passione, determinazione e capacità comunicative. È sempre concentrato per raggiungere il traguardo, riesce a relazionarsi con i suoi giocatori e con il suo staff così che tutti condividano l’obiettivo comune. Questo è fondamentale. I giocatori che non riescono ad andare in questa direzione, non durano tanto nei suoi gruppi.
Tanti altri poi i suoi pregi: umiltà, lealtà, generosità. Ha sempre riconosciuto che è la squadra a vincere partite e campionati. La squadra comprende tutto lo staff, i giocatori della panchina, le persone che lavorano dietro le quinte, senza le quali le cose non funzionerebbero. Ha sempre dimostrato un’incredibile lealtà verso i suoi assistenti, ex giocatori, amici e famigliari. Ettore è anche molto generoso con il suo tempo: organizza clinic, aiuta giovani tecnici, condivide il suo sapere con chiunque ne abbia bisogno. Ettore è nato per fare l’allenatore.
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Giganti # 4 (febbraio 2018) | Pagina 79