Dino Meneghin, Essen 1971

Dino Meneghin, Essen 1971

«Avevo già provato due volte il piacere del podio europeo, conquistando il bronzo con la rappresentativa juniores sia nel ’66 a Porto San Giorgio che nel ’68 a Vigo; ma questo di Essen nel ’71, con la Nazionale maggiore, mi procurò ovviamente una gioia e un’emozione davvero particolari… Eppure, mi resi perfettamente conto della grande impresa che avevamo compiuto solo dopo aver visto la reazione incontenibile di esultanza da parte di Flaborea… Ricordo la scena della sua appropriazione indebita del tricolore, e aggiungo un particolare divertente: nell’euforia del momento, l’asta della bandiera gli si impigliò sotto un canestro, e non c’era verso di liberarla, tanto che la sfilata delle squadre restò bloccata per un po’, tra l’imbarazzo e le risate generali… Poi, non ancora sazio, Flabo per tutta la nottata continuò a entrare nelle nostre camere, per invitarci a festeggiare». 

«In quell’Europeo in Germania, finalmente, riuscimmo a imporci su qualche formazione dell’Est che spesso era stata la nostra bestia nera. Per esempio la Bulgaria, che aveva un pivot fantastico come Atanas Golomeev, molto tecnico, un avversario davvero temibile (contro cui però Meneghin mise a segno 20 punti, concedendogliene 19, N.d.A.); o anche la Cecoslovacchia, che aveva i soliti Zidek e Zedniček… E poi la Polonia, nella finale per la medaglia di bronzo: lì credo che abbiamo fatto la nostra migliore partita, addirittura una ventina di punti di vantaggio, imponendo il gioco di squadra, così come piaceva al nostro coach Primo (ben finalizzato dai punti di Bariviera, 28, e dello stesso Meneghin, 21, N.d.A.)». 

«Le formazioni dell’Est inattaccabili restavano ancora l’Unione Sovietica e la Jugoslavia, che ci hanno procurato le due sole sconfitte del torneo. Siamo riusciti a lottare un po’ di più contro gli slavi, ma con quel Ćosić in campo non c’era nulla da fare! Lui era il mio idolo, un modello da imitare, sia come giocatore che come uomo, soprattutto per la sua umiltà; tra l’altro in quel torneo era reduce dalla sua iniziale esperienza di college statunitense nell’università di Brigham Young, nell’Utah, e per me che lo avevo già conosciuto come avversario nei tornei juniores sembrava davvero un giocatore trasformato, ancora più forte di prima».

Dino Meneghin è nato ad Alano di Piave, in provincia di Belluno, il 18 gennaio del 1950. Trasferitosi con la famiglia a Varese, cominciò qui a giocare a basket, avendo come primo allenatore Nico Messina, che lo plasmò innanzitutto dal punto di vista atletico. Ad affinare la tecnica ci pensarono Gianni Asti prima e Vittorio Tracuzzi poi, che lo fece esordire in prima squadra.

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Giganti # 10 (agosto 2022) | Pagina 31

Dino Meneghin

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