SB 40°: 2005 Giorgio Seragnoli

SB 40°: 2005 Giorgio Seragnoli

Giorgio Seragnoli ha fatto un miracolo con la ‘sua’ (tifoso da giovane età) Fortitudo Bologna. Nei suoi 13 anni, 1993-2006, come proprietario, il club ha fatto ciò che non è stato in grado di fare prima di lui: diventare tanto importante quanto grande. Noto imprenditore bolognese, Seragnoli non ha perso tempo a mettere in moto il suo programma. Il suo secondo anno, 1994-95, la Fortitudo ha conquistato il secondo posto, dietro la Virtus, in campionato, e la semifinale nei playoff. Nel 1995-96, ha fatto la finale scudetto contro l’Olimpia Milano. Insomma, una scalata impressionante per un club che non aveva mai vinto niente.

Per farla breve la Fortitudo, negli ultimi 11 anni della gestione di Giorgio Seragnoli, 1996-2006, ha disputato ben 10 finali per lo scudetto, un decennio che non ha uguali nella storia dei playoff in Italia. Ha vinto pure due scudetti, nel 2000 e nel 2005. Ovvio, sono gli unici due titoli nella storia del club. Ha vinto pure la Coppa Italia nel 1997-98 e la Supercoppa Italiana nel 1998-99. Con la sua uscita, la Fortitudo è tornata quasi subito dov’era prima di Giorgio Seragnoli, fra l’A-1 e l’A-2, con squadre mediocre, con problemi finanziari non indifferenti, con la morte del vecchio club come entità giuridica.

Giorgio Seragnoli ha voluto fare tutto in grande stile. Ha ristrutturato totalmente il Palazzo dello Sport di Piazza Azzarita, diventato anche sede del club, con nuovo parquet, tabellone super moderno, e posti singoli a sedere. Ha voluto grandi allenatori e ha avuto Sergio Scariolo, Valerio Bianchini, Petar Skansi, Charlie Recalcati e Jasmin Repesa. Ha firmato grandi giocatori: Sasha Djordjevic, Dominique Wilkins, David Rivers. Ha avuto italiani importanti, come Gianluca Basile, Carlton Myers, Enzo Esposito e, non per ultimo, Marco Belinelli, tuttora nell’NBA. Lo chiamavano l’Emiro. Perché no? Ha fatto un castello nel deserto.

Clicca sul video seguente per il guardare il racconto di Dan Peterson.

© Riproduzione Riservata

Dan Peterson e Andrea Rizzonelli

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