Compagno di squadra ed eroe

Compagno di squadra ed eroe

Una storia di commovente solidarietà, alla fine degli anni 50: Maurice Stokes rimane paralizzato dopo un grave incidente in partita. È solo, senza assistenza sanitaria. E così Jack Twyman, che giocava insieme a lui, si prende cura dell’amico. Per anni

Dalla stagione 2012-13 la NBA assegna un riconoscimento denominato “Twyman–Stokes Teammate of the Year Award”, un premio all’atleta che ha dimostrato particolari doti di impegno, lealtà e dedizione verso la squadra e i compagni. È intitolato a Jack Twyman e Maurice Stokes, protagonisti di una storia toccante, che sintetizza perfettamente questi valori.

I due sono compagni di squadra dal 1955 al 1958 con i Rochester/Cincinnati Royals. L’impatto di Stokes nella NBA è eccezionale (Rookie of the Year e convocazione all’All Star Game), fino a quando durante una partita, in seguito a un normale fallo di gioco, cade e sbatte violentemente la testa sul parquet. Stokes concluderà regolarmente quella partita e ne giocherà altre tre, ma poi i postumi di quell’infortunio si rivelano nel peggiore dei modi. Gli viene diagnosticata un’encefalopatia post-traumatica e rimane completamente paralizzato; è in grado di vedere, sentire ed elaborare pensieri, ma per muoversi e parlare, nella migliore delle ipotesi, ci vorranno anni.

Con il contratto che lo lega ai Royals ormai scaduto e senza ancora una qualsiasi forma di previdenza sociale da parte della NBA, Stokes può contare solo sull’assistenza sanitaria dell’Ohio ma, per continuare a riceverla, non potrà essere trasferito al di fuori dello Stato. La sua famiglia non può permettersi di lasciare Pittsburgh, così Maurice si ritrova completamente solo, immobilizzato in un letto, con una carriera e una vita spezzate da un destino beffardo. 

È qui che la sua storia si lega indissolubilmente a quella di Jack Twyman. Tra i due non c’è mai stato un rapporto particolarmente profondo, niente di diverso da quello che possono avere due compagni in qualsiasi squadra. Jack, però, è uno dei pochi giocatori dei Royals residente a Cincinnati, pertanto l’unico con i requisiti necessari a diventare il tutore legale di Maurice. Twyman non si limita a firmare pratiche e a gestire il conto corrente di Stokes: diventa il suo angelo custode. Lo accoglie come un membro della sua famiglia, tanto che, quando le sue condizioni lo permetteranno, Maurice diverrà un ospite fisso dei pranzi domenicali. Jack e la moglie, Carole, si alternano al suo capezzale tutti i giorni, seguendo da vicino la lunga e faticosa riabilitazione.

Nel frattempo, Twyman si dedica anima e corpo a trovare tutti i modi possibili per sostenere le ingenti spese mediche. La svolta arriva quando Jack incontra a New York Milton Kutsher, celebre albergatore, nonché grande appassionato di pallacanestro. Kutsher propone di organizzare ogni stagione una partita a scopo benefico, alla quale nel corso degli anni parteciperanno i più celebri giocatori NBA come Chamberlain, Maravich, Bill Russell, Ferdinand Lewis Alcindor jr. (Kareem Abdul-Jabbar). Il 6 aprile, a dodici anni di distanza dal drammatico incidente, Maurice viene stroncato da un attacco cardiaco. Nel 1973, la vicenda umana e sportiva che ha coinvolto Maurice Stokes e Jack Twyman diventa un film, “Maurie”, diretto da Daniel Mann.

Anche il mondo del basket, naturalmente, rende il giusto omaggio alla stella caduta e all’eroe che ha cercato in tutti i modi di farla rialzare. Oggi, il numero 12 di Maurice e il numero 27 di Jack sono appesi, l’uno di fianco all’altro, al soffitto del Golden 1 Center di Sacramento, l’ultima casa dei Royals/Kings. Nel 1983, Twyman viene inserito nella Naismith Memorial Basketball Hall of Fame. Il turno di Stokes arriva, con colpevole ritardo, nel 2004.

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Superbasket # 61 (maggio-giugno 2023) | Pagina 58-59

Redazione Superbasket

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